Articolo di Jennifer Carminati
Martedì 19 marzo 2024, grazie all’organizzazione Vertigo, arriva alla Santeria Toscana 31 di Milano una delle swedish death metal band emergenti maggiormente in ascesa degli ultimi anni: gli Orbit Culture si esibiscono finalmente in veste di headliner per l’unica data italiana del loro Descending into Madness Tour 2024.
Il Santeria, come spesso viene abbreviato, non è solo un locale con bar e cucina e dove si organizzano eventi, ma è un vero e proprio spazio di coworking, dove trovano ragione di esistere un teatro, uno shop, un atelier artistico e persino aule di formazione. Zona Porta Romana o Bocconi, dipende quale mezzo preferite, se la metro o il tram, è facilmente raggiungibile coi mezzi, un po’ meno per chi arriva in macchina e deve andare alla caccia di parcheggio, ma per fortuna questo non è mai stato un mio problema. Ovviamente delle tante versioni del locale noi amanti dei concerti preferiamo quella di stasera, con un impianto audio e luci che nulla ha da invidiare ai ben più noti templi della musica live milanese.
In apertura, a partire dalle ore 20.15, si esibiranno i Defects.
Defects
Super gruppo formato da membri di Shvpes e The Raven Age, gli inglesi Defects irrompono sul palco alle 20.15 come da programma. Pubblicheranno il loro album di debutto, Moderno Error, il prossimo maggio, e stasera ne avremo quindi un’anteprima.
Il loro stile è più core degli headliner della serata, poco c’azzeccano direte voi, e lo pensavo anche io quando li ho ascoltati prima di venire a questo concerto, ma devo ammettere che dal vivo ci stanno eccome , ottimi opener della serata.
Breakdown ben piazzati, ritornelli che ti entrano subito in testa, e una giusta e sana dose di groove scanzonato, ed il gioco è fatto, senza troppo pretese i Defects portano a casa la serata, divertendosi e riuscendo a coinvolgere il pubblico in moshpit e pogo.
Sull’ultima canzone il chitarrista scende tra il pubblico e attorno a lui si crea un circle pit che coinvolge moltissimi dei presenti, entusiasti dello show di questi giovani ragazzi che hanno creduto nei loro sogni, e sono su questo palco a dimostrarcelo.
Pur non offrendoci nulla di nuovo, lo sanno fare bene e con la giusta attitudine, e i quaranta minuti in loro compagnia sono serviti a scaldare gli animi e a prepararci a quello che sarebbe arrivato nel proseguo di questa serata all’insegna del death metal made in Sweden.
Orbit Culture
Quartetto formatosi nel 2013, ad Ekslo in Svezia, gli Orbit Culture sono fautori di un death metal, feroce, granitico e ricco di groove, sicuramente perfetto e dal giusto piglio per una visione on stage.
Cambiano line-up varie volte nel corso degli anni e ora rimane il solo frontman/chitarrista Niklas Karlsson a tirare i remi in barca come si suol dire in questi casi. Ingaggia altri tre musicisti di tutto rispetto: Richard Hansson alla seconda chitarra, Fredrik Lennartsson al basso e Christopher Wallerstedt alla batteria, con i quali dà il via alla nuova era degli Orbit Culture.
La setlist di questa sera pesca a piene mani dagli ultimi due album, Descent del 2023 e Nija del 2020, tralasciando completamente le prime due release in studio, e dando spazio invece agli EP pubblicati dal 2018 in poi.
In passato li ho visti suonare altre volte, qui e fuori confine, come opener di band più blasonate di loro e in contesti sicuramene più piccoli di questa serata milanese, a tutti gli effetti una vetrina molto importante per il pubblico italiano, che magari li vede esibirsi oggi per la prima volta.
Costretti ad esibirsi di fronte a un numero abbastanza esiguo di persone, sprigionano comunque un’energia degna delle grandi folle, così si fa bravi ragazzi, mai farsi abbattere.
Le luci non sono ottimali e il tanto fumo satura l’aria, oltre che ci impedisce quasi di vedere i musicista, spesso in penombra. Ma anche se non li vediamo, li sentiamo eccome.
Gli occhi son puntati sul frontman, Niklas Karlsson, con il suo carisma ha monopolizzato l’attenzione di tutti i presenti, coinvolgendo il pit in numerosi moshpit e pogo, e riuscendo nel mentre a mantenere ottima la performance vocale, con la sua voce che va dal growl al pulito in maniera totalmente fluida.
L’unica pecca, anche questa non imputabile alla band, sono i volumi non ottimali, migliorati solo verso il finale di serata, con una batteria spesso dominante sul resto.
Ottima prestazione anche per gli altri membri della band: il batterista Christopher Wallerstedt ha battuto sulle pelli in maniera aggressiva e micidiale, Richard Hansson alla seconda chitarra e Fredrik Lennartsson con le sue fragorose linee di basso fanno il loro compito, con tecnica, velocità e compattezza, con l’immancabile windmill, ovvero il tipico movimento rotatorio della testa durante l’headbanging che tanto si addice a queste sonorità.
Le aperture fragorose e massicce di Black Mountain e la potenza devastante di Strangler danno il via al loro show, ed è subito follia nel pit, questo genere piace, soprattutto ai giovani non troppo avvezzi al metal estremo, che preferiscono un groove trascinante ad un growl grezzo e brutale.
Da Nija (2020), tra i loro lavori più meritevoli a mio parere, ci fanno ascoltare North Star of Nija, Nensha e The Shadowing, cantata a squarciagola dalla stragrande maggioranza dei presenti, che ringrazia più volte il nostro Niklas per essere qui di martedì sera.
Durante Alienated il chitarrista scende nel pit e neanche ve lo so spiegare il putiferio che si crea attorno a lui, il tutto immortalato da video girati da un membro della crew, sempre presente anche sul palco ad incitare la folla, oltre che a raccattare i temerari che provavano a lanciarsi sul palco.
Gli Orbit Culture sono una band estremamente accessibile, anche a chi non ama la musica pesante, e brani come See Through Me e From the Inside, cavallo di battaglia indiscusso del combo svedese, con i loro cori facili da riprodurre, lo dimostrano.
Prima della conclusiva Vultures of North, uno dei loro pezzi più violenti, e per questo più apprezzati dalla sottoscritta, c’è spazio anche per due pezzi Redfog dall’EP omonimo uscito nel 2018 e While We Serve, su cui il pit si scatena e ci sono pure dei temerari che azzardano un coraggioso crowd surfing.
E potrei menzionarvi ogni canzone proposta stasera, tutte hanno riscosso il medesimo successo tra il pubblico presente, che evidente segue il combo svedese sin dagli esordi.
Sul palco ci sanno fare eccome questi ragazzotti, un’interazione costante col pubblico e una performance davvero ineccepibile sotto tutti i punti di vista, che spero tolga a tutti qualsiasi tipo di dubbio sulle loro capacità di fare death metal melodico si, ma con personalità e carattere.
Il combo svedese, forte soprattutto delle ultime due uscite discografiche che sono riuscite finalmente ad attirare l’attenzione dei diversi seguaci del verbo del metallo, dopo questo tour da headliner sono certa che riusciranno davvero a sfondare le porte ed entrare a pieno diritto nel mainstream mondiale della musica metal made in Svezia, che sforna spesso e volentieri delle vere e proprie eccellenze, e gli Orbit Culture possono essere certamente annoverati tra queste.
Le traiettorie di queste stelle, non più nascenti ormai, nel firmamento del metal moderno sono da tenere d’occhio, perché la loro ascesa verso i piani alti dei ranghi del metal mondiale è appena iniziata.
Ne hanno ancora di strada da fare e cose da dire questi talentuosi ragazzi, con il loro death metal che strizza l’occhiolino ai ritornelli melodici ed orecchiabili, e noi, non vediamo l’ora di scoprirlo.
Mi auguro proprio che il loro nome resti sulla bocca di tutti i metalheads come lo è oggi, dopo questo primo concerto loro da headliner in casa nostra che si chiude così, nel migliore dei modi, tra applausi scroscianti e corna al cielo.
ORBIT CULTURE – La scaletta del concerto al Santeria di Milano
Descending (Intro)
Black Mountain
Strangler
North Star of Nija
Nensha
The Shadowing
Into Darkness
See Through Me
Redfog
Alienated
From the Inside
Saw
While We Serve
Vultures of North
DEFECTS – La scaletta del concerto al Santeria di Milano
Lockdown
End of Days
Scapegoat
Dream Awake
Broken Bloodlines
Recurring