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Reportage Live

PLACEBO a Torino: un Molko in versione rivoluzionaria contro smartphone, Meloni, Brexit e disuguaglianze

Parte dallo Sonic Park Stupinigi il minitour italiano della band di Brian Molko e Stefan Olsdal.

Una residenza settecentesca a pochi chilometri a sud-ovest di Torino, dal 1997 dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, edificata per far soggiornare prima i Savoia, poi Napoleone Bonaparte in odore d’incoronazione a Re D’Italia, è da quattro anni teatro di una delle principali rassegne musicali estive del nord Italia.

Lo Sonic Park Stupinigi ha aperto i cancelli della Residenza Caccia ad inizio luglio con il concerto di un’icona della musica pop britannica, quel Mick Hucknall che con la sua chioma ramata ed i suoi Simply Red ha fatto cantare e ballare una generazione intera negli anni 80.

Dopo le prime giornate di italian acts, da molto main stream e poco appeal, la settimana di mezzo di luglio si è aperta con un altro pilastro della musica britannica, quel Brian Molko che insieme al socio di corde Stefan Olsdal, da quasi trent’anni ci delizia con album iconici e live regali targati Placebo.

L’ormai duo belga-svedese con base nella città del Big Ben, ha un rapporto particolare con il nostro paese e, nonostante la recente visita dell’autunno scorso (qui il nostro reportage della data al Forum di Assago), ha deciso di annunciare un altro mini tour estivo a supporto dell’ultimo lavoro di studio Never Let Me Go, uscito l’anno scorso.

Quale luogo migliore per riabbracciare il pubblico italiano della bellissima reggia torinese, dichiarata patrimonio dell’umanita solo un anno dopo il loro primo concerto in Italia datato 1996 nell’ei fu Palatrussardi di Milano. Da allora seguirono altre 57 performance nel nostro paese.

Personalmente, da sanremese doc, non potevo che avere un riguardo particolare per questi due affascinanti cinquantenni che, più di vent’anni fa, l’avevano spiegata ai parrucconi del Teatro Ariston, ed avendo bigiato la data milanese di ottobre non potevo certo mancare a questo appuntamento, anche per la curiosita di ascoltare i nuovi pezzi live (che onestamente non mi avevano fatto strappare i capelli dopo vari ascolti).

Sono le 21.30, con il calare della luce ambientale, i backliners ancora impegnati negli ultimi accorgimenti, il palco si anima e la unica e suadente voice over di Brian Molko dà il benvenuto ai presenti ricordando un particolare importante a cui la band tiene molto per la buona riuscita del live.

Dal profilo Instagram dell’organizzatore dell’evento, ed all’ingresso della venue sono infatti riportati messaggi che chiedono agli spettatori di seguire il concerto senza l’uso degli smartphone, per aiutare la band a creare la giusta interazione per far si che la serata sia memorabile.

Il duo sale sul palco in completo total white (per la gioia dei fotografi) e subito inizia una jam a fondo palco che introduce Forever Chemicals tratto proprio da Never Let Me Go.

Questa tournèe estiva dei Placebo ha un leggero cambiamento rispetto alle date indoor, dove nella prima parte era stato preferito maggiormente il nuovo lavoro, mentre in questa occasione è stato dato giusto spazio al nuovo album, senza dimenticare i tradizionalisti che gradiscono principalmente le vecchie composizioni.

L’inizio è subito potentissimo, e solo dopo Hugz arriva il saluto di Molko, che sfoggia le sue doti da poliglotta mandando anche un “caloroso” saluto al nostro Presidente del Consiglio ed ai suoi fanatici sostenitori, senza dimenticare un pensiero per il loro paese. “We are Placebo, an european band“, per ribadire il loro rigetto verso la Brexit.

Parte Happy Birthday in the Sky, ed al termine del pezzo arriva anche il saluto del socio Stefan, meno pratico con l’idioma locale, che si limita ad un semplice “Ciao Torino” ed annuncia un salto nel passato con Bionic, direttamente dall’album omonimo di esordio della band datato 1996.

Della prima parte del live il fulcro arriva su Too Many Friends, con Olsdal che prende posto al pianoforte per il bellissimo tappeto di note che dà il via al pezzo manifesto del momento:

My computer thinks I’m gay /What’s the difference anyway / When all the people do all day / Is stare into a phone”My computer thinks I’m gay /What’s the difference anyway / When all the people do all day / Is stare into a phone

Così canta Molko nel brano pubblicato esattamente 10 anni fa, precursore di ciò che oggi noi viviamo ad ogni live, con situazioni paradossali dove a volte si vedono quasi più luci in platea che sul palcoscenico.

Per fortuna il “terrorismo” social pre gig e la minaccia di interrompere il live (cosa fatta recentemente proprio da Molko) ha scoraggiato quasi tutti a portarsi a casa un ricordo della serata.

Questa setlist che ormai viene ripetuta da diversi concerti non piace particolarmente allo zoccolo duro della fanbase, ma la performance di Molko e Olsdal è assulutamente sempre di tutto rispetto, con una voce unica del belga, che non sbaglia un colpo, e suoni sempre taglienti del polistrumentista svedese.

Ci avviciniamo alla fine e Brian ne approfitta, se non fosse stato già chiaro finora, per ribadire le sue idee mandando un pensiero a chi ancora subisce discriminazioni: “Questa è dedicata a tutte le persone non binarie e trans, siamo vicino a voi perchè siamo come voi“.

È il momento di For What It’s Worth, e come consuetudine verso la fine arrivano i brani che fanno scatenare tutti gli avventori presenti a Stupinigi: Song to Say Goodbye e The Bitter End, intramontabili successi che anticipano la conclusiva Infra-red che ci rimanda agli encores.

La conclusione è aperta da una recente cover realizzata dalla band nel 2022, e dedicata a Shout, brano del 1984, che Molko ed Olsdal hanno fatto propria come sempre con grande maestria.

La loro solita cura ed originalità nel coverizzare brani storici viene ribadita con la conclusiva Running Up That Hill di Kate Bush, sempre eredità dei fantastici Eighties, rifatta dai Placebo nel 2003, ma solo ora diventata un main stream grazie al magico mondo delle serie tv.

Uscendo accompagnato dalle note di questo capovaloro, qualcuno mi fa notare che “suonano sempre solo un’ora e mezza massimo“, ma ciò che mi viene da pensare è che ci vorebbero tante ore e mezza così nella nostra vita, fatte di musica e buoni propositi verso noi e verso il prossimo.

In chiusura volevo fare un personale ringraziamento a Cocchi Ballaira, responsabile dell’ufficio stampa della manifestazione, per aver mediato con i responsabili della band per ottenere una policy fotografica che ci ha permesso di regalarvi questi scatti.

Nel nostro ambiente ci vorrebero più persone così, come le ore e mezza sopra citate.

Clicca qui per vedere le foto dei Placebo in concerto a Torino (o sfoglia la gallery qui sotto)

Placebo

PLACEBO: la scaletta del concerto di Torino

Forever Chemicals
Beautiful James
Scene of the Crime
Hugz
Happy Birthday in the Sky
Bionic
Surrounded by Spies
Sad White Reggae
Too Many Friends
Went Missing
Try Better Next Time
For What It’s Worth
Slave to the Wage
Song to Say Goodbye
The Bitter End
Infra-red

Encore:
Shout (Tears for Fears cover)
Fix Yourself
Running Up That Hill (A Deal With God) (Kate Bush cover)

PLACEBO: le prossime date in Italia

13 luglio • Lucca Summer Festival
14 luglio • Imola, Autodromo Internazionale Enzo e Dino Ferrari
16 luglio • Sonic Park Matera, Cava del Sole
18 luglio • Piazzola sul Brenta (PD), Piazzola Live Festival
1 agosto • Sassari, Stadio Vanni Sanna

Biglietti in vendita a questo link > https://bit.ly/placebo23
Oppure qui > https://ticketmasteritalia.46uy.net/placebo

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