La teutonica power metal band Powerwolf dopo tre anni di assenza torna finalmente in Italia con il “Wolfsnächte European Tour 2022”, posticipato di un anno causa pandemia come tutti sappiamo. A supporto gli adrenalinici e amatissimi dal pubblico nostrano Dragonforce e i meno conosciuti guerrieri Warkings.
Pronti per una serata epica? Iniziamo dunque.
I Warkings sono nati nel 2018, all’attivo tre album, di cui l’ultimo “Revolution” uscito nell’estate del 2021 per Napalm Records. Il loro power metal muscolare ed epico a tinte heavy non produce nulla di particolarmente esaltante, se non una sequenza di brani caratterizzati da una cascata di stereotipi tipici del genere di provenienza. Riff che vorrebbero essere poderosi e taglienti, ma che in sostanza risultano triti e ritriti, e sanno di già sentito. Il tutto condito dal solito mood battagliero/bellicoso in quella salsa che sa tanto di Manowar, che risulta un terreno su cui è assai facile scivolare…nel dimenticatoio. I nostri incentrano il loro sound e le liriche sull’immaginario bellico di epoche passate, che trova riferimento nella Roma Imperiale, nell’Antica Grecia e nei Regni del Nord Europa, e lo ripropongono anche nella loro immagine con costumi di scena che richiamano i guerrieri protagonisti di quelle storie. La prestazione live dei quattro ruota attorno alla splendida voce di The Tribune, meglio noto con il suo vero nome, Georg Neuhauser, cantante anche dei Serenity. Proprio il Frontman con il suo carisma riesce a dare quel qualcosa in più ai pezzi riproposti in sede live, rendendoli coinvolgenti e trascinanti, mai banali. I numerosi siparietti in un italiano oserei dire perfetto fanno divertire il pubblico che in questi 40 minuti a loro disposizione si immerge totalmente nelle atmosfere che i quattro vogliono ricreare facendoci credere di essere tutti un po’ Spartacus un po’ Cesare, a voi la scelta.
Certo, la loro proposta tutt’altro che originale come già ho detto, è però perfetta per un live, dove l’incedere diretto e melodico delle varie tracce, i ritornelli anthemici e la forte componente scenografica che li accompagna riesce a far breccia nei cuori dei metalhead presenti nel locale di via valtellina già in gran numero pur essendo molto presto il loro orario di inizio.

Sono infatti solo le h 18.40 quando, dopo essere stati introdotti da un simpatico fabbro e i suoi tre colpi di martello stile Thor, fanno il loro ingresso uno a uno i quattro guerrieri: alla batteria, The Spartan (Steffen Theurer); al basso, The Viking (Chris Rodens); alla chitarra, The Crusader (Markus Pohl) e come già detto alla voce The Tribune. La scaletta fatta di otto pezzi tiratissimi è stata scelta accuratamente e non perde un colpo. In alcuni di essi c’è la partecipazione, on stage anche oltre che su disco, della cantante Morgana le Fay, i cui duetti con The Tribune son davvero accattivanti e ben riusciti. Una chicca degna di nota è rappresentata da “Fight” in cui abbiam ascoltato una rivisitazione in salsa power metal della Nostra italianissima e sentitissima “bella ciao”. Al grido di “we are the monsters” e “we love fight fight fight” arriviamo alla fine del tempo a loro disposizione con il cadenzato incedere della bellicosa “Gladiator”, a concludere la lotta e confermando le premesse iniziali. Non posso far altro che sperare per loro in un futuro musicale più ispirato, che sappia catturare l’attenzione per un tocco di personalità che ad oggi manca. Sicuramente questo tour da opener ai Powerwolf servirà loro come esperienza e li farà conoscere al grande pubblico, permettendogli di aumentare la fanbase e accrescere il loro successo. Tutto sommato non meritano di scivolare dai, tendiamogli una mano e facciamoli risalire sul prossimo palco.
WARKINGS – la scaletta del concerto di Milano
The Last Battle
Spartacus
Maximus
Monsters
Fight
Hephaistos
Sparta
Gladiator
Nel mentre di un veloce riallestimento di scena, si fa ora di prendere una birra e il grido “Dragonforce! Dragonforce!” sale da subito fortissimo tra la folla, segno che la band londinese era davvero attesissima in questo Alcatraz colmo raso ormai. Sono le h 19.40 ed eccoli carichissimi salire on stage, i Dragonforce e tutta la loro tamarraggine annessa. Ai lati del palco sono presenti due mega postazioni da videogioco, come quelle che eravamo abituati a vedere all’oratorio piuttosto che nei bar o nella sale giochi ovviamente, che diventano all’occorrenza postazioni da cui i musicisti si esibiscono guardandoci letteralmente dall’alto verso il basso. Chi li conosce live sa cosa ci aspetta, uno show vivace e divertente, farcito di assoli e virtuosismi ai quali il combo inglese ci ha abituati non solo su disco. Per ovvi motivi i nostri privilegiano nella scaletta fatta di soli 7 pezzi il loro ultimo album ‘Extreme Power Metal’ del 2019 da cui snocciolano l’opener “Highway to Oblivion”, un mix di metallo e simil-pop velocizzato; la cadenzata e meno banale del solito “The Last Dragonborn” con linee vocali folkeggianti, e, scusate ma qui ho avuto quasi un malore oltre che un scompenso che fatico a scriverlo, una versione metallizzata e velocizzata certo, di “My Heart Will Go On” cover di Celine Dion, che resta pur sempre una dolcissima ballad troppo smielosa per un contesto del genere, secondo chi scrive ovvio. E’ vero che il metallaro ha il cuore tenero, e io non sono certo da meno, ma questo è un po’ troppo, mi occorre un’altra birra e subito per riprendermi. Il carner a disposizione degli inglesi è però davvero ampio perché ormai i nostri hanno realizzato ben otto album e scegliere le tracce migliori da proporre nel tempo ridotto a loro disposizione diventa complesso nell’ambito di una discografia varia e differenziata come la loro. Non mancano ovviamente due grandi classici, il power tradizionale di “Three Hammers” e l’anthemica di “Cry Thunder” in cui la partecipazione del pubblico raggiunge un’intensità sorprendente. In brani come “Fury Of The Storm” e la conclusiva “Through The Fire And Flames” siamo invece nelle fasi della loro carriera in cui cercavano la velocità esecutiva più estrema raggiungendo livelli di tecnicismo altissimi. Devo dire che anche la loro scaletta è azzeccatissima, la performance scorre quindi veloce tra i tiratissimi assoli dei due chitarristi, Herman Li e Sam Totman a cui si aggiunge la prestazione magistrale dell’italianissimo batterista Gee Anzalone. Non me ne vogliano i loro fan accaniti ma oserei direi insignificante la bassista, Alicia Vigil. Da segnalare, neanche a dirlo, la grandissima presenza scenica di Marc Hudson, che si dimostra un grandioso enternainer e la sua voce, con cui passa senza problemi passa nel medesimo pezzo dal growl al cantato pulito al falsetto, si mantiene sul medesimo livello qualitativo per tutta l’esibizione, nulla da dire se non complimenti.

In conclusione, il concerto appena finito ha costituito senza alcun dubbio un’ottima esibizione del combo inglese che ha saputo coinvolgere sin dall’inizio un pubblico totalmente entusiasta della performance a cui ha assistito, divertendo e suonando con una passione rari da vedere in sede live da band blasonate e forti del loro successo. I Dragonforce hanno capito qual è la chiave che apre le porte delle vendite: ritornelli semplici e fruibili, melodie che entrano subito in testa, con l’aggiunta di una velocità esecutiva e una tecnica spinte al limite. Richiami al mondo dei videogiochi e far parte di varie versioni di Guitar Hero sono la ciliegina sulla torta di questo dolce già appetitoso. Il punto però è questo: la loro esagerazione con assoli di chitarra e virtuosismi di minuti infiniti infastidiscono chi come la sottoscritta ritiene che il metal debba essere duro e violento, musica seria e complessa a volte, non certo di facile ascolto. Se la pensate come me, lasciate perdere i Dragonforce su disco, vi strappereste le cuffie dopo i primi ascolti, ma vi consiglio caldamente un loro live, ne vale la pena, forse.
DRAGONFORCE – la scaletta del concerto di Milano
Highway to Oblivion
Three Hammers
Fury of the Storm
The Last Dragonborn
My Heart Will Go On (cover di Celine Dion)
Cry Thunder
Through the Fire and Flames
Cosa resterà di questi anni ’80? Si chiedeva qualcuno…e noi appassionati di musica hard&heavy ci chiediamo invece cosa resterà della nostra musica preferita dopo che usciranno di scena, per aver raggiunto un più che meritato pensionamento, tutti quei gruppi ormai leggendari che nei gloriosi anni ’80 appunto hanno scritto la storia di questo genere? Non so dare una risposta ahimè. Quello che so con certezza però è che i Powerwolf si candidano ampiamente a far parte del gruppo di degni eredi e che questa sarà una serata da ricordare per i moltissimi metalheads accorsi da varie parti di Italia per assistere all’unica data in terra nostrana di un tour che sta riscuotendo tanto successo in tutta Europa e anche a Milano non siamo stati da meno dal celebrare, data la lunga fila all’ingresso ancor prima dell’apertura delle porte dell’Alcatraz e il grandissimo successo di pubblico per questa serata targata Vertigo Hard Sound. Migliaia di ululati si diffondono in sala: i lupi stanno per arrivare!

Tanti i giovanissimi anche accompagnati dai genitori e meno giovani qui presenti per applaudire i Powerwolf, in una data davvero al limite del sold-out. Ding-dong, i rintocchi delle campane e la solennità di “Lupus Daemonis” accompagnano l’ingresso trionfale del branco, accolto dal boato dei fedeli accorsi: sono le h 21, la Cerimonia sta per iniziare! Perché di questo si tratta: un loro concerto è una sorta di S. Messa Heavy Metal che ha nel frontman della band, il carismatico Attila Dorn, il Gran Maestro di Cerimonia. Ma non pensate a messe nere, bibbie bruciate no no nulla di tutto ciò, anzi. Nonostante il gruppo flirti spesso con le atmosfere horror, bevute di sangue e via dicendo, i nostri rimangono un gruppo allegro e con un messaggio assolutamente positivo. I loro show sono farciti di canzoni veloci e trascinanti e la loro grandezza sta nel saper forgiare inni di metallo convincenti e mai banali, con la loro coreografia teatrale che li contraddistingue e li rende unici e inimitabili. Si parte con un trittico micidiale “Faster than the flame”, ‘Incense And Iron’ and “Cardinal Sin” accolte subito calorosamente dal pubblico non solo delle prime file. L’armata delle tenebre continua inarrestabile la sua avanzata con “Amen &Attack” e “Dancing with the dead”, i cui ritornelli sono cantati a squarciagola da tutti i presenti. La nuova e melodicissima “Demons Are A Girls Best Friend” mette in mostra la bellezza delle linee di canto di Attila, un vocalist dotato di una voce pulita di rara bellezza oltre che di grande carisma.

L’audience è caldissima e il coinvolgimento è totale e canta quasi tutti i pezzi con impressionante trasporto. Con “Armata Strigoi” e il suo folk si torna ad essere leggeri in cori orecchiabilissimi per poi ritornare ai ritmi del metallo con la potentissima “Fire and Forgive” con Attila sempre più compiaciuto della passione e del calore palpabile del pubblico italiano. In alto i boccali di birra state pensando vero? No, mani alzate con gli smartphone e torce accese per creare una magica atmosfera per la ballata “Where The Wild Wolves Have Gone”. Da un pizzico di poesia e romanticismo al sentimento epico e guerriero di “Blood for blood” è un attimo. One, two, three ed ecco migliaia di teste saltellare incitate da un Attila ispiratissimo e davvero trascinante. “Army Of The Night” e “Let There Be Night” sembrano già classici di vecchia data quando in realtà hanno solo pochi anni di vita. Il tastierista/organista Falk Maria Schlegel è una sorta di secondo frontman aggiunto che ci mette assolutamente il suo per intrattenere e far saltare il pubblico letteralmente in visibilio e coinvolto in pogo e moshpit selvaggi. Spendo volentieri parole di elogio anche per il resto della band, menzionando la solidità devastante del batterista Roel van Helden e l’energia contagiosa sprigionata dai due fratelli chitarristi, Matthew e Charles Greywolf, che anche dal vivo riescono a riprodurre al meglio i riff e gli assoli presenti su disco. Sul finale del set Attila coinvolge ulteriormente gli spettatori andando ad incitare a farsi sentire alle varie sezioni di questo Alcatraz gremito e che sembra non averne mai abbastanza dello show a cui stiamo assistendo da ormai oltre un’ora senza sosta. Ci lasciamo coinvolgere e assecondiamo le sue richieste di ripetere cori e pezzi di canzoni, perché questo significa Partecipare ad un live, e il maiuscolo è voluto. “Let there be night” segna la degna conclusione del set regolare ma arrivano, richiesti a gran voce, i bis con l’esecuzione di un classicone come l’esplosiva “Sanctified With Dynamite” dove la batteria di van Helden si prende le luci dei riflettori seguito a ruota da ‘”We Drink Your Blood”. Ma c’è ancora il tempo per un ultimissimo pezzo e i Powerwolf, con una vasta discografia alle spalle da cui attingere, optano per “Werewolves Of Armenia” come degno e rappresentativo brano conclusivo. La messa è ufficialmente finita e Attila ci invita ad andare in pace, dopo esserci goduti quasi due ore di power metal, orrore e teatralità in compagnia di una band che, non potrà piacere a tutti certo, ma che si dimostra in sede live indubbiamente più che meritevole del successo ottenuto.
Esistono guerre, pandemie, angoscianti notizie e preoccupazioni di ogni tipo là fuori, ed ogni tanto è bello, salutare e divertente andare ad uno show che ti consenta di goderti un’evasione di qualche ora dalla realtà di tutti i giorni. Se cercate la leggerezza nella musica allora entrate nella Chiesa del ‘Lupus Dei’, che non vi promette certo il Regno Dei Cieli ma solo del puro sano e divertente intrattenimento. E divertire le persone è un’arte difficile degna del massimo rispetto, è molto più facile far piangere che ridere, non bisogna essere attori per saperlo. Ricordiamocelo tutti uscendo dal locale di Via Valtellina con un sorriso grande stampato in faccia e canticchiando “Uh! Ah!”.
Più Powerwolf per tutti, da inserire nelle ricette del medico di famiglia per un migliore stile di vita.

POWERWOLF – la scaletta del concerto di Milano
Faster Than the Flame
Incense & Iron
Cardinal Sin
Amen & Attack
Dancing With the Dead
Armata Strigoi
Beast of Gévaudan
Stossgebet
Demons Are a Girl’s Best Friend
Fire and Forgive
Where the Wild Wolves Have Gone
Sainted by the Storm
Army of the Night
Blood for Blood (Faoladh)
Let There Be Night
Encore
Sanctified With Dynamite
We Drink Your Blood
Werewolves of Armenia

Brix
03/12/2022 at 20:22
Condivido pienamente. Bello tornare a vedere concerti dopo questo strano periodo, e farlo con questi tre gruppi è stato notevole. Soprattutto grazie ai grandi Powerwolf!