Articolo di Giulio Taminelli
Il ritorno della band di Till Lindemann in Italia con il loro Stadium Tour, partito nel 2019 come tour promozionale dell’omonimo album Rammstein e giunto ormai alla sua terza “versione” comprendente anche pezzi dell’ultimo album Zeit, è stato sicuramente uno degli eventi più attesi dell’anno.
Se nel 2022 la cornice era quella dello Stadio Olimpico Grande Torino, per questo primo giorno di luglio i cancelli da varcare sono stati quelli dell’Euganeo di Padova.
Il palco, posizionato di fronte alla “curva nord”, credo sia uno dei più grandi che io abbia mai visto. Non tanto per area calpestabile, comunque gigantesca, ma per la maestosità della struttura. Un enorme complesso di tralicci e luci che fa pensare ad una commistione tra Mad Max e Metropolis. Per dare un’idea della grandezza generale del mostro di lamiera che sto cercando di descrivere, basti pensare che esiste un video in time lapse del montaggio di questa bestia che attesta la durata dell’operazione a sessantuno ore di lavoro! (per capirci, un palco di alto livello solitamente viene allestito in venti o trenta ore).
Giusto per rendere le cose ancor più interessanti, al centro del prato è stata allestita una seconda struttura, il cosiddetto “Palco B”, del cui utilizzo parleremo più avanti in questo reportage.

Abélard
L’apertura è affidata alle Abélard, duo di pianiste con cui i Rammstein hanno già collaborato in passato. Una parte di me avrebbe preferito un gruppo spalla dalle sonorità metal invece di un tributo al pianoforte degli headliner ma, al di là dei gusti personali, la scelta delle Abèlard dimostra quanto i live dei Rammstein siano studiati per far entrare lo spettatore nel mood “Berlino est” sin dalle battute iniziali.
Tornando all’esibizione, questa si svolgerà interamente sul palco B e sarà composta da dieci brani dei Rammstein rivisitati al pianoforte, molti dei quali presenti anche nella scaletta degli headliner. C’è poco da dire in realtà, poiché gli adattamenti sono in quasi ogni situazione piuttosto puerili e limitati dal voler portare in melodia pezzi di chitarra d’ispirazione industrial. L’impressione generale è che il tutto si riduca ad un mero sottofondo di pianoforte utile ad ingannare l’attesa (e mi sto trattenendo dal fare paragoni con la classica musica da ascensore).
Rammstein
Rispettando sin da subito quelli che sono i temi visivi che hanno reso celebre la formazione tedesca in questi trent’anni, l’ingresso in scena dei Rammstein è accompagnato da imponenti nuvole nere generate dalle innumerevoli macchine per il fumo ed un fortissimo odore di polvere da sparo. La sensazione è quella di trovarsi di fronte all’avviamento di un altoforno. Un clima industriale opprimente da cui compaiono prima i vari componenti del gruppo seguiti, nell’apice del climax emozionale, dal frontman Till Lindemann, una figura ancora enorme ed inquietante nonostante gli ormai sessant’anni compiuti.

Normalmente sono solito parlare delle band dando sempre un occhio di riguardo alla differenza tra l’ascolto in cuffia e quello dal vivo. Questo è uno dei rari casi in cui il paragone sarebbe totalmente inutile: i Rammstein sono delle macchine da live. Precisi al limite del maniacale sia nell’esecuzione, sia nella calibrazione dell’audio all’interno dello stadio. Questo non significa che non ci siano stati momenti di dissonanza tra le registrazioni canoniche e l’esecuzione, ma solo perché prima ancora di essere dei gran musicisti, i Rammstein sono tra i migliori intrattenitori dell’intero panorama metal.
Nonostante non ci siano momenti di reale stacco nel corso dell’intero spettacolo, ragionando sulla scaletta è chiaro come la parte principale del concerto sia stata strutturata in tre fasi ben distinte.
La prima è quella introduttiva, che parte da Rammlied e arriva a Mein Herz Brennt. Qui troviamo pezzi molto ritmati e coinvolgenti provenienti dai principali “momenti” artistici della band e passiamo quindi con estrema facilità da Links 2-3-4 del 2001 a Giftig proveniente da Zeit che è uscito l’anno scorso, il tutto usando Bestrafe Mich del 1997 come ponte di collegamento. La coreografia è affidata prevalentemente alle luci e alla sensazione di meraviglia data dall’inizio del concerto.
La seconda fase, che parte con Puppe e arriva a Radio, è il cuore dello Stadium Tour, poiché comprende tre tracce provenienti da Rammstein, ovvero l’album con cui il tour è partito, e due di Zeit, l’ultimo lavoro della band pubblicato lo scorso anno.
Notevole dal punto di vista visivo la carrozzina di metallo portata sul palco da Till che prende fuoco durante Puppe ma, soprattutto, molto affascinante il contrasto tra la versione remixata di Deutschland e le note cupe e gravi della versione originale suonata subito dopo.

La terza fase, infine, è quella che mi sento di definire come “fase del fuoco”, caratterizzata dall’utilizzo massiccio di fiamme in ogni forma.
Durante Mein Teil, le fiamme serviranno a Till Lindemann per cercare di cucinare Flake in un calderone, riportando così sul palco l’ormai celebre siparietto in cui, in ogni live, Flake deve essere cucinato, bruciato o seviziato in qualche modo.
Du Hast e Sonne, rappresentando invece la conclusione del concerto “regolare”, si concentrano sull’utilizzo ritmico di fiamme a bordo palco e sui tralicci disseminati per lo stadio, rendendo fantastica l’esperienza non solo a livello uditivo ma anche visivo e addirittura tattile, poiché posso assicurarvi di aver sentito distintamente il calore delle fiamme sulle braccia.
Il primo Encore si apre con Engel eseguita al piano dalle Abélard mentre la band, a bordo di gommoni, naviga sopra la folla cercando di raggiungere il palco. Scena sicuramente fantastica dal punto di vista visivo ma, personalmente, avrei preferito la versione “normale” in cui Till saliva sul palco indossando un paio di ali lanciafiamme. La trovo più elegante.
Ausländer, Du riechst so gut e Ohne Dich vengono invece eseguite in maniere più tradizionale, lasciando alla musica potente e ritmata il compito di far presa sul pubblico.

Il secondo Encore, infine, andrà poeticamente a rappresentare la carriera dei Rammstein in un trittico particolare ma azzeccatissimo comprendente Rammstein del ’95 eseguita da Till con l’ausilio di un sobrissimo zaino spara fiamme, Ich Will del 2001 che rappresenta il periodo centrale della storia del combo tedesco e Adieu del 2022 che, esattamente come da titolo, chiude le danze in un turbinio di fiamme e coriandoli.
Tirando le somme, i Rammstein ancora una volta sono riusciti nella titanica impresa di creare uno spettacolo unico dal punto di vista musicale e visuale.
Me ne vado dallo stadio di Padova abbastanza frastornato ma sicuramente felice per ciò che ho visto e sentito, sperando che quell’Adieu di fine concerto possa essere inteso come un “Arrivederci“.

La scaletta del concerto dei RAMMSTEIN allo stadio Euganeo di Padova
Rammlied
Links 2-3-4
Bestrafe mich
Giftig
Sehnsucht
Mein Herz brennt
Puppe
Angst
Zeit
Deutschland (nella versione remixata da Richard Z. Kruspe)
Deutschland
Radio
Mein Teil
Du hast
Sonne
Encore:
Engel
Ausländer
Du riechst so gut
Ohne dich
Encore 2:
Rammstein
Ich will
Adieu
La scaletta del concerto del duo Abélard allo stadio Euganeo di Padova
Rammlied
Mein Herz brennt
Mutter
Engel
Du riechst so gut
Zeit
Frühling in Paris
Sonne
Deutschland
Du Hast
