Articolo di Chiara Amendola | Foto live Roberto Finizio
Ho un trauma con la musica spagnola.
Un trauma nato e crogiolato dalle mie origini partenopee che hanno fatto delle melodie da bachata e reggaeton l’incubo della mia pubertà.
Gli stessi motivi sono diventati punto di riferimento della musica neomelodica, genere imprescindibile del tamarro comune livello base, quello che si accosta in auto mentre sei nel traffico da ore e ti sussurra ruttando “sei una pietra” per paragonarti a un gioiello prezioso.
Rosalía evoca tutto questo meraviglioso immaginario e se non fosse una cantante internazionalmente acclamata, penserei a lei come a un esemplare di vrenzola con la passione per i colori fluo e il gel sulle unghie. L’ascendente che ha però sui palati più raffinati desta in me tanta curiosità da voler capire dal vivo i motivi di questi evidenti punti in comune con la mia subcultura.
Rosalía compare sul palco in maniera del tutto morigerata e completamente fatta di ballerini. Vestita di pelle in bianco e nero, con un casco che incute quasi timore, in cima a una massa di corpi meticolosamente bloccati in formazione.
Questo teatro fisico, che accompagna l’overture, è divorato dalla folla esaurita – e tutto esaurito – del Forum di Assago. Raggiunto il centro del palco, Rosalía toglie il casco e sprigiona quella voce cristallina, con acuti ululanti, per il numero di apertura “Saoko”.

Il concerto è un non stop di musica con lei che non esce mai di scena ma continua a servire una hit dopo l’altra con un pubblico indomito in eterno movimento. Sento l’attrito di corpi estranei che urtano contro il mio in grotteschi tentativi di twerk malriuscito – a differenza di Rosalía che sugli schermi ci regala continui primi piani del suo bottom dotato di vibrazione propria – confesso che la tentazione di imitare goffamente quelle movenze mi sfiora per tutta la sera, ma desisto, sono circondata da un parterre di anime che potrebbero chiamarmi mamma.
Lo show procede e la tavolozza musicale espansiva e audace di “Motomami” – che ha ottenuto un punteggio di 8,4 su Pitchfork e ha attirato l’attenzione di Cardi B e Tyler the Creator – emerge ancora di più sul palco che in studio; le sue sonorità si combinano con una produzione teatrale impressionante. Ammetto che si tratta di una dimostrazione concreta della chiara immagine artistica che Rosalía ha di questo progetto, dominata da coreografie creative, oggetti di scena insoliti e scenari ben studiati.
Ci sono alcuni momenti più tranquilli in mezzo al pomposo caos. La splendida “G3 N15” la vede sollevata fisicamente dai suoi damerini, in un’amtosfera a metà strada tra un passo a due e una sceneggiata. Poi si passa al rock su “Dolerme” dove imbraccia una chitarra elettrica, prima di suonare su un pianoforte a coda per la brillantemente sporca “Hentai“, una notevole esibizione di luce e buio molto sentimentale.
Nonostante la lunga scaletta di 31 brani, non ci sono cambi di costume o pause. Persino il ritocco del trucco a metà concerto è previsto dallo spettacolo: Rosalía si siede su una sedia per lo styling e continua a eseguire “Diablo” mentre il suo team glam si mette al lavoro. I loro sforzi, però, alla fine non servono a nulla: pochi istanti dopo aver finito si versa una bottiglia d’acqua in testa.
La star delizia anche il suo pubblico scimmiottando qualche parola di italiano e dichiarando il suo amore sconfinato per la cacio e pepe e la pizza, legge poi i cartelli scritti a mano tra la folla (che sono molti, tenuti alti e con orgoglio) e cammina lungo le transenne durante “La Noche De Anoche”, permettendo ai presenti di cantare insieme a lei e al contempo di scattare qualche selfie. Questo climax di euforia culmina in una lungo mash up in cui il team di Rosalía si unisce a lei sul palco per scuotersi e agitarsi su “Yo x ti, tú x mí”, seguita da “Papi Chulo” e una parte di “Gasolina” di Daddy Yankee che viene diffusa nell’arena prima del mambo-belter “Despechá“, brano da balera e hit indiscussa da prediciottesimo.

Il finale ci riserva un encore di tre canzoni e si conclude con una “CUUUUuuuuute” piena di strobo che offre un ultimo promemoria di tutto ciò che Rosalía può fare: guidando la carica su percussioni estasianti, ha tirato fuori un’ impeccabile ballata con cui ha rivolto un ultimo sguardo complice al pubblico, invitandolo a fare il prossimo giro.
Le luci si spengono lasciando le mie orecchie stordite e mi domando cosa ho appena vissuto. Mi è tutto più chiaro. Rosalía non offre il solito pop massimalista dell’era dell’informazione. Non si tratta di un moodboarding mondano o di coolness. Si tratta di qualcosa di molto più intimo, futuristico e prezioso, e inestricabilmente tale – un nuovo tipo di musica pop che sembra pienamente consapevole dell’insondabile ampiezza della vita.
La sua musica non esiste in un unico spazio, non presenta un unico suono e non si attiene a una sola lingua e il suo successo, che coinvolge forse il pubblico più eterogeneo che abbia mai visto, sta proprio in questo.
La musica spagnola non mi fa più paura adesso, resta però che Rosalía sarebbe una meravigliosa it girl napoletana.
ROSALÍA – la scaletta del concerto di Milano
‘SAOKO’
‘CANDY’
‘BIZCOCHITO’
‘LA FAMA’
‘Dolerme’
‘DE AQUÍ NO SALES / BULERÍAS’
‘MOTOMAMI’
‘G3 N15’
‘Linda’
‘LA NOCHE DE ANOCHE’
‘DIABLO’
‘HENTAI’
‘PIENSO EN TU MIRÁ’
‘Perdóname’ (La Factoría Cover)
‘De Plata’
‘Abcdefg’
‘LA COMBI VERSACE’
‘Relación’ (Sech Cover)
Acelera
‘TKN’
Papi Chulo
Gasolina
‘Yo X Ti, Tú X Mí’
‘DESPECHÁ’
‘AISLAMIENTO’
‘Blinding Lights’
‘CHIRI’
‘COMO UN G’
‘MALAMENTE’
‘DELIRIO DE GRANDEZA’ (Justo Betancourt Cover)
‘Con Altura’
‘CHICKEN TERIYAKI’
‘SAKURA’
‘Cuuuuuuuuuute’
