Reportage Live

SAM FENDER: l’heartland rock può ancora essere generazionale?

Sam Fender in concerto alla ChorusLife Arena di Bergamo foto di Andrea Ripamonti per www.rockon.it

Articolo di Umberto Scaramozzino | Foto di Andrea Ripamonti

Abbiamo dovuto rimandare a lungo un momento così importante: il primo concerto da headliner in Italia di Sam Fender. Evento atteso fin dal meraviglioso esordio discografico del 2019 (“Hypersonic Missiles”) e poi finalmente calendarizzato il 23 maggio 2023. Peccato che a pochi minuti dall’inizio di quell’attesissimo show, quando i cancelli del Fabrique di Milano avrebbero dovuto essere già aperti, un cartello affisso improvvisamente fuori dalla venue annunciava alle migliaia di persone in fila che avrebbero fatto meglio ad avviarsi verso casa: concerto annullato.

Doccia fredda, rammarico e la speranza di poter recuperare presto. Arriviamo così al 13 marzo 2025, data che sei anni dopo il debutto e due anni dopo il sogno infranto, la nuovissima ChorusLife Arena di Bergamo si appresta ad accogliere un pubblico nel frattempo più che raddoppiato e galvanizzato dalla lunga attesa. Poche altre volte un concerto italiano in tempi recenti ha generato un’atmosfera così carica d’emozione. “History in the making” direbbero i suoi compatrioti, perché stiamo assistendo al raggiungimento della maturità di uno dei più talentuosi cantautori di questa generazione, nel primo capitolo di quella che si preannuncia come una bella storia d’amore tra un Paese e un suo nuovo mito musicale.

Sam Fender in concerto alla ChorusLife Arena di Bergamo foto di Andrea Ripamonti per www.rockon.it

Quando il mondo si affannava a etichettare Sam Fender come “il nuovo Bruce Springsteen” (perché dirlo di Brian Fallon dei The Gaslight Anthem non andava ormai già più di moda), per poi affannarsi ancora di più a negarlo, l’artista britannico guardava già oltre e offriva in risposta la sua irresistibile irriverenza e il frutto del suo talento. Come faccia a essere così serio e profondo nei testi delle sue canzoni, e così scanzonato nel promuoversi e rapportarsi col mondo esterno resta un bel mistero. Ma tant’è: parte del suo successo deriva anche da questa sua dualità, che in parte potrebbe averlo protetto dai paragoni caustici. Oggi ci ritroviamo per la mani “People Watching”, terzo lavoro in studio che è anche il terzo grande disco uscito partorito da un autore sempre più a fuoco, sempre più deciso e solido nella sua proposta.

Resta una domanda, che in molti si ponevano all’inizio di questa carriera. Ma l’heartland rock può ancora essere generazionale? Sam Fender, a quanto pare, è la risposta affermativa a questa domanda. Non solo è credibile come nuovo nome di punta di un cantautorato a metà strada tra il britpop e la versione inglese di una branca del rock che è sempre stata di stampo tipicamente americano, ma è anche un grande performer. Non solo grandi album, ma anche grandi live.

Sam Fender in concerto alla ChorusLife Arena di Bergamo foto di Andrea Ripamonti per www.rockon.it

“Dead Boys”, primo brano in scaletta a Bergamo, è un avvio sorprendente. Non il classico inizio esplosivo che ci si aspetta da un concerto in un’arena indoor, ma un avvio emozionante, soprattutto per chi ha a cuore il primo capitolo discografico. Il compito di infiammare ChorusLife spetta invece alla successiva “Getting Started”, il singolone di “Seventeen Going Under” che è uno dei tanti potenziali inni generazionali che Mr. Fender ha messo nel suo pesante bagaglio. Non c’è una singola persona che non canti a pieni polmoni. Il palazzetto trabocca di passione e vanta un pubblico molto eterogeneo, sia per età che per provenienza. Si registrano infatti moltissimi britannici in trasferta, ma anche rappresentanti di vari stati europei che hanno scelto la tappa italiana per vedere dal vivo il rocker di North Shields. Il dato statistico che rappresenta la vera scheggia impazzita della serata è però forse il numero ridicolo di magliette della squadra del cuore di Sam, il Newcastle, ben più diffuse del merch ufficiale. La indossa anche Edoardo da Livorno, un fan in transenna che con un cartello e tanta caparbietà riesce a farsi invitare sul palco per suonare la chitarra acustica in The Borders, aumentando ancora di più il grado di empatia registrato dalla serata.

Contrariamente a quanto avremmo potuto predire anni fa, la nostalgia non è il motore della serata. Anzi: ogni elemento urla un “qui e ora” perentorio, a riprova della grande capacità di Sam Fender di declinare nel presente dei generi musicali che apparentemente hanno fatto il loro tempo. Il merito è anche del nuovo sound, dove risulta fondamentale anche il tocco di Adam Granduciel dei The War on Drugs, produttore di questo terzo album, e della band di sette elementi che porta sul palco una vitalità tutta nuova, ben lontana da pose e imitazioni. Non trascurabile anche una piccola vena punk solamente sottintesa in studio, ma sapientemente aggiunta alla miscela dal vivo. E che dire infine del lavoro alla chitarra di Sam Fender: la ciliegina sulla torta. Una serie di assoli degni della migliore scuola di Prince.

L’impressione è che la possibilità di vederlo in un club sia ormai definitivamente sfumata e che, anzi, i grandi palazzetti siano il prossimo passo in un percorso che inesorabilmente porterà in futuro agli stadi (come già accade nel Regno Unito). Perché anche se i paragoni con il Boss sono inutili, fastidiosi e superati, l’energia springsteeniana sprigionata dal contatto tra artista e pubblico è innegabile e fortemente rivelatrice. L’ingresso di Sam Fender nel nostro Olimpo è imminente ed è una bellissima notizia.

SAM FENDER – la scaletta del concerto di Bergamo

Dead Boys
Getting Started
Arm’s Length
People Watching
Crumbling Empire
Will We Talk?
Tyrants
Howdon Aldi Death Queue
TV Dinner
Spit of You
The Borders
Little Bit Closer
Seventeen Going Under

Encore:
Something Heavy
Hypersonic Missiles

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