Articolo di Michela Ravasio | Foto di Andrea Ripamonti
Eccoci qui per un riassunto della giornata di chiusura della prima edizione italiana dello Slam Dunk. Giornata che, fin da subito, ci fa capire la piega che prenderà e la tipologia di musica che andremo a sentire. Nella folla noto già che non ci sono i punkabbestia pazzi che erano venuti per i Rancid, segno che ogni line-up attira gente completamente diversa, seppur eterogenea.
VARIANCE
Questo sabato inizia a temperature elevate e sul palco partono in grinta i Variance, una band alternative rock di Rimini che ha pubblicato l’album Sight From a Lucid Dream a gennaio. I tre ragazzi si dimostrano all’altezza del festival sapendo tenere il palco e facendo subito esaltare la folla. Vi consiglio di ascoltare il loro singolo Underwater per farvi un’idea di quel che gira nella scena alternative italiana. Ma non sarà l’unica che vi suggerirò oggi… Quindi prendete qualche appunto.
BEAUTY SCHOOL
Dallo Stivale, passiamo al Regno Unito e sul Main Stage arrivano i Beauty School, band sotto l’etichetta della Slam Dunk Records. Il frontman Joe Cabrera con i suoi capelli bicolor è energico e si rivolge spesso al pubblico, lamentandosi per la temperatura che per un’inglese come lui, dice, è insopportabile. Nonostante il sole cocente, i cinque ragazzi inglesi si portano a casa a mani basse questo live, facendoci passare una ventina di minuti piacevoli e divertenti con il loro ritmo pop-punk. La canzone Pawn Shop Jewels, tratta dall’album Happiness del 2022, ha tutto quel che serve per restare in testa.
NOISY SILENCE
Dal Main Stage, passiamo al Beky Bay e ritorniamo in Italia, nel Friuli -Venezia Giulia, esattamente. I Noisy Silence, vincitori dell’Opening Band Competition, sono capitanati dal vocalist Francesco Marson. Con i breakdown e i pezzi screammati, il loro alternative metalcore non ha nulla da invidiare alla scena internazionale. Finora hanno alle spalle l’EP Reason del 2019 e il singolo Rope – che abbiamo potuto ascoltare dal vivo – del 2020, ma noi speriamo che questa occasione dia loro visibilità e che presto escano con un nuovo album! L’ultimo pezzo suonato è proprio un inedito e questo ci fa ben pensare.
TROPHY EYES
Si vola dall’altra parte del mondo e dall’Australia, sul Main Stage, arrivano i Trophy Eyes, gruppo punk-rock in attività dal 2013 che ha aperto band come i Bring Me The Horizon e You Me At Six. Il frontman John Floreani ha buona presenza scenica e dei gran polmoni, ma anche i tre ragazzi alle sue spalle non scherzano. Durante il live hanno presentato i quattro pezzi che anticipano il loro nuovo album Suicide and Sunshine in uscita il 23 Giugno, tra cui troviamo What hurts the Most e Life in Slow Motion, quest’ultima rilasciata un paio di giorni prima dell’esibizione allo Slam Dunk.
PEAKS!
La band che stavo aspettando di sentire dopo aver dato loro una sbirciata su Spotify quando avevo visto la line-up, sono i Peaks!.
Che dire… Hanno spaccato il Becky Bay Stage con la potenza della loro musica. Il loro raverock – come la band stessa ha definito il loro genere -si presta davvero a essere ascoltato dal vivo. Sottopalco, con tutti i loro bassi nei pezzi più elettronici, mi stava tremando lo stomaco.
Black Guns/White Drugs con cui hanno aperto invoglia ai cori e Bitebytes con il suo ritornello memorizzabile rimane proprio in testa. Peccato che per dei problemi durante il soundcheck, il duo torinese abbia dovuto smettere di suonare per mancanza di tempo. Spero di poterli rivedere per poter ascoltare tutta la loro scaletta.
BOSTON MANOR
Rimbalziamo nuovamente in Inghilterra e sul Main Stage ritroviamo i Boston Manor, band pop-punk in attività da dieci anni. Il livello già alto dell’esibizione è in continua crescita e con i cinque ragazzi inglesi il pubblico, intrattenuto soprattutto dal vocalist Henry Cox, va in delirio. Credo sia con questa band che il movimento nel pogo si sia fatto più agitato e molesto. Se in cuffia già sono esaltanti, dal vivo i Boston Manor danno il meglio di sé! Il ritmo di Passanger e la sua ballabilità trascinano tutti quanti e anche chi non sa le parole canta il ritornello. Halo in chiusura è stata la ciliegina sulla torta per dire arrivederci a questa fantastica band, sperando che tornino ancora a trovarci in Italia.
TRASH BOAT
Se devo fare una scaletta delle band che mi sono piaciute di più in questa giornata, al primo posto metto loro, in barba anche agli headliner. Forse sono un profana a dirlo, però per gusto personale i Trash Boat sono quelli che mi hanno dato più good vibes. La band inglese attiva dal 2014 varia dal pop-punk al post-hardcore e la voce di Toni Duncan si presta a urla a pieni polmoni davvero invidiabili. Ha dimostrato la sua bravura durante la cover di Given Up dei Linkin Park – che sappiamo tutti non sia una passeggiata da fare -.
In riva al mare, al Beky Bay Stage, tutta la folla ha pogato per l’intera esibizione e ha alzato nell’aria urla di entusiasmo. Abbiamo partecipato attivamente anche al ritornello di Alpha Omega. Sono di parte, ma mi sono piaciuti tanto da consigliarli anche a un bel po’ di amici. Quindi, già che ci sono, li consiglio pure a voi…
BILLY TALENT
Si avvicina l’orario aperitivo e me ne torno con uno spritz verso il Main Stage, a cui ormai è quasi impossibile avvicinarsi visto quanta gente c’è. Dal lato riesco comunque a godermi i Billy Talent, band storica del panorama punk-rock canadese. I trent’anni sui palchi si fanno sentire tutti quanti e i cinque membri della band – che anche se sembra avere dell’incredibile sono sempre gli originali – riempiono di energia l’enorme folla nella Beky Arena. Con pezzi come Try This e Viking Death March sono riusciti ad alzare una tempesta di sabbia. Anche nelle retrovie si stava pogando. So che mi ripeto, ma questa è un’altra band che live mostra il suo lato migliore. La grinta che possiamo già sentire negli album in studio, in un palco all’aperto sembra ingigantirsi fino a investire tutti e cancellare la preoccupazione per le brutte nuvole grigie all’orizzonte.
CODEFENDANTS
Nati da un progetto di Fat Mike dei NOFX – che non era presente, purtroppo – i Codefendants sono composti dal rapper Ceschi Ramos e da Sam King dei Get Dead. La band vanta la creazione del genere crime wave, forse perché nati quando Sam cercava di raccogliere fondi per far uscire Ceschi dal carcere, forse per i temi trattati nei loro pezzi… Forse perché – in senso buono – sembrano dei criminali una volta sul palco. Irriverenti, mezzi pazzi, i due oltre a cantare dei pezzi fuori di testa, fanno un sacco di scenette buffe stretti nei loro vestiti eleganti. I movimenti di Sam King sembrano quelli di un fulminato, ma questo rende il suo personaggio affascinante. La sua voce roca da fumatore di quattro pacchetti di sigarette al giorno, mixata alla rappata magistrale di Ceschi Ramos riesce a creare un connubio eccezionale.
Suicide by Pigs, Disaster Scene e Bad Business sono i pezzi che mi sono rimasti in testa e che bisogna ascoltare per capire dove il crime wave va a parare. Il risultato uscito da questo progetto di Fat Mike è stupefacente.
SIMPLE PLAN
Iniziamo a salire sul podio e ad avvicinarci all’headliner della serata. Sul Main Stage, accompagnarti dal Main Theme di Star Wars – papapaappaaa papapaaaapaaa papapapaaa- entrano i Simple Plan. La band è tornata alla ribalta lo scorso anno con l’album Harder Than It Looks, cavalcando l’onda di nostalgia per il movimento emo di inizio 2000. Il suo live era attesissimo, i fan erano già pronti a piangere per Perfect -che è stata messa in chiusura, ovviamente – e a ricordare quel loro struggente periodo adolescenziale con Welcome to My Life, Shut Up e I’m Just A Kid.
Facendo rimbalzare grossi palloni bianchi, il pubblico ha dimostrato tutta la propria nostalgia per l’adolescenza cantando ogni singola parola.
Il frontman Pierre Bouvier ha saltato, corso e intrattenuto la folla per tutta la durata del concerto, facendo leva sui ricordi più malinconici e sulla voglia di rivalsa di quelli che al liceo facevano girare Still Not Getting Any nei propri lettori cd. Operazione completamente riuscita!
ENTER SHIKARI
Altra attesissima band che forse si sarebbe meritata il Main Stage – la spiaggia era piena – sono gli Enter Shikari. Il palco è illuminato da un mega schermo che proietta immagini e forme alle spalle dei musicisti, mentre i riflettori puntano luci colorate sopra le teste degli spettatori. Il tutto si sposa benissimo con lo stile musicale della band e i messaggi dei loro testi, rendendo l’esperienza più trascendentale che mai.
Il leader Rou Reynold balla come un matto, ma non sembra perdere mai il fiato. Presenta le canzoni tradotte in italiano, per gioco, e Kiss From Another World diventa “un bacio da un altro mondo” per l’occasione. Ogni canzone che viene suonata, investe la spiaggia con potenza e con Sorry You’re Not A Winner sono tutti in pieno delirio.
Mentre mi si rovescia addosso una birra altrui, rimango affascinata dalla potenza della band. Nonostante siano in circolo dal 1999, ammetto di non averli mai approfonditi prima di questa serata. In un certo modo sono contenta di averli visti dal vivo e, adesso che li ho scoperti, sono certa che mi troveranno preparata al prossimo live.
THE OFFSPRING
Siamo arrivati alla conclusione di questo terzo giorno, ma anche alla conclusione della prima edizione italiana dello Slam Dunk.
Gli Offspring sono gli headliner che hanno il compito di chiudere questo festival. Una delle band veterane del punk, le cui canzoni hanno riempito le nostre estati alle feste in piscina – non negate che non stavate a casa del vostro amico Giangiorgio a mangiare il ghiacciolo all’anice o a bere birra a seconda dell’età mentre ascoltavate Hit That -e le nostre serate nei pub. Una delle band così ovvie da inserire nelle playlist punk-rock che, quando sentiamo Come Out and Play dalle cuffie del nostro vicino in treno, ci domandiamo se anche lui sia sintonizzato su “90s go Punk” su Spotify oppure sia un loro fan accanito.
Non so perché, ma ognuno di noi sa cantare tutta la scaletta che la band californiana ha eseguito.Non è un male, ovviamente… Vuol dire che ce le abbiamo incise in testa.
Non so se sia la condanna dei gruppi che hanno un sacco di singoli di successo, ma così facendo pare quasi che si viva di rendita -una rendita meritata – che però fa sembrare questa discografia ridondante. I pezzi eseguiti sono in tutto quindici in un’ora e mezza, ma possiamo già indovinare i titoli, perché sono esattamente tutte le canzoni che chi ascolta il genere sa elencare. I brani più recenti che sono stati proposti, Hammerhead e You’re gonna go far Kid, sono del 2008 eppure la band ha pubblicato un album due anni fa. Materiale più recente: non pervenuto.
Nel navigare il dolce mare della nostalgia, in ogni caso, gli Offspring se la cavano alla grandissima. I pezzi sono suonati perfettamente, il cantato sembra non essere cambiato di una virgola e, anche se non ci sono salti o coreografie, Dexter e Noodles sono carichissimi. Dei performer eccezionali.
Forse per riposare dopo tutte le urla e per non finire di suonare prima del tempo, i due frontman si scambiano qualche battuta. Si sono dilungati una decina di minuti in uno sketch di botta e risposta sul conteggio dei presenti o con qualche storiella sulle parolacce, in modo da staccare un poco dopo otto canzoni, riattaccando poi con l’ultimo ritornello di Bad Habit.
Per lasciare che Dexter riprendesse ancora un po’ di forze – urlare in quel modo credo che sia difficile, quindi credo che la pausa sia indispensabile! – Noodles si è esibito in qualche cover storica, distorcendola con il suono tipico della band e a Sweet Child O’Mine si sentivano cori entusiasti. Cori che si sono estesi anche per tutta la durata della cover di Blitzkrieg Bop, pezzo ripetuto più volte in questi giorni ma un immancabile inno a un festival punk.
Divertenti, ironici e sempre carichi di entusiasmo, gli Offspring hanno appagato il loro pubblico. Tutti stavano ballando, da chi era contro le transenne a chi se ne stava verso l’entrata della Beky Bay Arena. Perché una band iconica come questa non può lasciarti deluso, è davvero impossibile quando c’è una scaletta di soli successi.
La prima edizione dello Slam Dunk in Italia si conclude sulle note di Self Esteem e sembra la scelta migliore.
Tra l’effetto nostalgia, le nuove proposte e le scoperte di gruppi che avevamo solo sentito di nome, abbiamo lasciato soddisfatti la Beky Bay Arena. Ovviamente stiamo già facendo la toto-line-up per l’edizione 2024, perché è stato così bello che siamo fiduciosi!!
Clicca qui per vedere le foto della terza giornata dello Slam Dunk Italy 2023 o sfoglia la gallery qui sotto
VARIANCE – La scaletta del concerto allo Slam Dunk Italy 2023
Mystery
Like Lightning
Underwater
Ascension
Tale of Redemption
BEAUTY SCHOOL – La scaletta del concerto allo Slam Dunk Italy 2023
Take It Slow
Monster
Pawn Shop Jewels
Ekimae
Drysocket
Evergreen
Oak
Nightwalker
NOISY SILENCE – La scaletta del concerto allo Slam Dunk Italy 2023
What I Need
Lesson Learned
Rope
By Death
Inedito
TROPHY EYES – La scaletta del concerto allo Slam Dunk Italy 2023
Blue Eyed Boy
Figure Eight
Heaven Sent
What Hurts the Most
Home Is
Kill
Daydreamer
Chlorine
You Can Count On Me
PEAKS! – La scaletta del concerto allo Slam Dunk Italy 2023
Black Guns/White Drugs
Blackout
Desensitize
Heatwaves
Bitebybite
BOSTON MANOR – La scaletta del concerto allo Slam Dunk Italy 2023
Carbon Mono
Desperate Pleasures
Floodlights on the Square
Foxglove
Passenger
Crocus
I Don’t Like People (& They Don’t Like Me)
You, Me & the Class War
Halo
TRASH BOAT – La scaletta del concerto allo Slam Dunk Italy 2023
Strangers
Bad Entertainment
Shade
Delusions of Grandeur
Given Up (Cover dei Linkin Park)
Alpha Omega
Don’t You Feel Amazing?
He’s So Good
BILLY TALENT – La scaletta del concerto allo Slam Dunk Italy 2023
Devil in a Midnight Mass
This Suffering
Try Honesty
Rusted From the Rain
Devil on My Shoulder
Viking Death March
Red Flag
SIMPLE PLAN – La scaletta del concerto allo Slam Dunk Italy 2023
Star Wars Theme (intro registrata della versione originale)
I’d Do Anything
Shut Up!
Jump
Welcome to My Life
Jet Lag
Iconic
Where I Belong
I’m Just a Kid
What’s New Scooby Doo
Perfect
ENTER SHIKARI – La scaletta del concerto allo Slam Dunk Italy 2023
(pls) set me on fire
Labyrinth
A Kiss for the Whole World x
satellites* *
Bloodshot
Havoc B
Bull
The Last Garrison
Sorry, You’re Not a Winner
Live Outside
{ The Dreamer’s Hotel }
THE OFFSPRING – La scaletta del concerto allo Slam Dunk Italy 2023
Come Out and Play
All I Want
Want You Bad
Staring at the Sun
Hit That
Hammerhead
Genocide
Bad Habit
Iron Man / The Trooper / Sweet Child o’ Mine / In the Hall of the Mountain King (cover strumentali)
Blitzkrieg Bop (Ramones cover)
Gotta Get Away
Why Don’t You Get a Job?
(Can’t Get My) Head Around You
Pretty Fly (for a White Guy)
The Kids Aren’t Alright
Encore
You’re Gonna Go Far, Kid
Self Esteem