Articolo di Chiara Amendola | Foto di Oriana Spadaro
Arrivo al concerto dei Lumineers un po’ scettica, sottovalutando il potenziale della band che ammetto, non conoscere proprio da “fan accanita”, ma vengo piacevolmente sorpresa, l’Alcatraz è completamente sold out e la gente che trovo all’interno della location è davvero figa: uomini “anziani” al punto giusto, pochissimi ragazzini esagitati, nessuna traccia di over 50 con maglioni infeltriti, c’è qualche hipster avanzato, un po’ consumato e profumato di birra scadente, ma il resto sembra ok.
I Lumineers possono essere definiti la versione from Denver dei Mumford and Sons, una band che ha abbracciato completamente un suono rurale e ha attraversato ondate di snobismo indipendente, solo per continuare ad andare avanti e uscirne in cima.
Sleep, Cleo e Life in the city aprono il concerto innescando la folla in un vigoroso singalong sin dal principio.
La voce di Wesley Schultz è una rivelazione, in grado di spostarsi rapidamente tra diversi livelli sonori senza indugio o esitazione.
Su Submarines la platea s’incanta in una sorta di silenzioso rituale e contempla con solenne rispetto lo spettacolo in tutta la sua armonia, c’è vera magia e tanta empatia, è un concerto che ti rilassa
I Lumineers sono una band che apprezzi in pieno dal vivo, il loro fascino non emerge del tutto dalla versione in studio. Le canzoni brevi, concise e non sovraccaricate di post produzione sono una storia completamente diversa se ascoltate live e raggiungono le dimensioni più alte fornendoti un approccio completamente diverso nei confronti del gruppo.
Hey ho, Ophelia e Gloria sono la tripletta perfetta che riscalda e infiamma il cuore dello show, nonostante ciò nessuno si agita troppo o urla in maniera scomposta, il pubblico sfoggia un appagato sorriso, accompagnando con mani e voci sussurrate i versi che si susseguono. Sembra quasi di essere in un’altra dimensione, per un attimo il tempo è sospeso ed ogni preoccupazione, problema o tensione personale è lasciata fuori, si tratta di musica allo stato puro che anestetizza corpo e anima.
Tra una canzone e l’altra, Schultz si trasforma in uno storyteller, condivide con i presenti vicende profondamente personali che riguardano membri della sua famiglia e introduce alcuni pezzi di repertorio, alcuni dedicati al suo papà, ‘atmosfera si colora di tonalità emotive forti e dolci.
Salt and sea è un delicatissimo arrivederci che anticipa, dopo un ironico momento di “freeze” della band, la super attesa Big Parade accolta con apprezzatissime ovazioni.
Ma è sull’encore, dedicato ad amore e donne, Donna, Angela e Sturbon love, che Wesley Schultz annuncia la buonanotte ai presenti, “Grazie Milano, ci vediamo presto” dice prima di abbandonare il palco, piccolo spoiler della prossima tappa a Verona il 12 luglio 2020.
La gratitudine però, cari Lumineers, è andata in entrambe le direzioni questa sera e tutti tornano a casa felici in un lunedì che ha ancora il retrogusto di un weekend appena terminato.
Clicca qui per vedere le foto dei Lumineers in concerto a Milano (o sfoglia la gallery qui sotto)
The LUMINEERS – La setlist del concerto di Milano
- Sleep
- Cleo
- Life in the city
- Subs
- Dead sea
- Leader
- Gun Song
- Flowers
- Ho Hey
- Ophelia
- Gloria
- It wasn’t easy
- Charlie boy
- Slow it down
- My Cell
- Jimmy
- Salt + Sea
- Big Parade
Encore:
- Donna
- Angela
- Strubborn love
