Foto di Andrea Ripamonti
Conoscete quel luogo comune che spesso esce dalla bocca di individui in giacca di pelle e camperos, rimasti bloccati nei favolosi anni ’80, che afferma “il rock è morto“? Forse è così, o forse no. Certamente, però, ieri sera al Fabrique di Milano abbiamo assistito a una vera e propria resurrezione dello spirito del rock ‘n’ roll, nella sua forma più pura, anche se solo per una notte.
In una venue non completamente piena – complice anche il lunedì sera, poco amato da molti milanesi – è andato in scena l’atto finale del “The Grand Union Tour“, dopo diciotto tappe tra Regno Unito ed Europa, con co-headliner i britannici The Struts e Barns Courtney.
BARNS COURTNEY

A Milano è Barns Courtney ad aprire la serata, anche se entrambi i set hanno la stessa durata. Poco dopo le 20:00, Barns sale sul palco, accompagnato da una band di musicisti d’eccezione. Con i riccioli al vento, chiodo con graffiti e frange, camicia rossa scollata, pantaloni attillati e stivali, Barns presenta un look perfetto per l’occasione. A questo si aggiungono una potenza vocale decisamente unica e una presenza scenica invidiabile, che cattura immediatamente l’attenzione del pubblico per l’ora successiva.
Il set parte in quarta con “Fun Never Ends” e “London Girls”, e il cantante originario del sud-est dell’Inghilterra mette subito le cose in chiaro: stasera si salta, si canta e si suda come pazzi. Seguono “Hands”, “National” e “Supernatural”, con microfoni che volteggiano e assoli di chitarra che fanno vibrare l’anima. Barns si rivela un frontman vecchio stampo, che domina il palco con naturalezza. Il suo è un rock animalesco, pericoloso, senza movimenti studiati: tutto è guidato dal flusso della musica, una caratteristica che rende il live incredibilmente coinvolgente.

Il ritmo è frenetico e il tempo vola, con pezzi che attraversano tutta la discografia di Barns, da “The Attractions of Youth” fino al recente “Supernatural”. La connessione tra Barns e il pubblico diventa evidente: il cantante fa crowd surfing, si unisce ai cori nel mezzo del moshpit, alimentando l’energia della sala. Concludiamo il primo set della serata sulle note di “Fire”, lasciando il pubblico desideroso di altra musica.
THE STRUTS

Rullo di tamburi: sulle note di “We Will Rock You” dei Queen, arrivano in scena i The Struts, direttamente da Derby (UK). L’impatto visivo è immediato: il look del rock crudo e selvaggio di Barns cede il passo a un glam sfavillante, con glitter e colori sgargianti. La band, capitanata dal carismatico Luke Spiller, è fresca del loro quarto album “Pretty Vicious” e del singolo appena rilasciato “Can’t Stop Talking”. Sul palco, insieme a Luke, troviamo Adam alla chitarra, Gethin alla batteria e Jed al basso.

Lo show inizia con “Primadonna Like Me” e subito Luke mostra una lezione diversa su come essere un grande frontman: meno aggressivo, ma con movimenti eleganti e teatrali che ricordano icone come Freddie Mercury e Mick Jagger. La musica dei The Struts è più catchy, coinvolgente fin dal primo ritornello, e l’efficacia della band dal vivo è ormai una certezza. Successi come “Fallin With Me” e “Body Talks” si alternano a brani più recenti come “Too Good at Raising Hell”, accolto con entusiasmo dal pubblico, che canta in coro ogni ritornello.
Il ritmo serrato non lascia spazio a pause, con brani come “Dirty Sexy Money”, “The Ol’ Switcheroo”, “Can’t Stop Talking” e “Kiss This” che inondano il Fabrique di adrenalina. Solo un breve momento di tregua arriva con “Better Love”, prima di prepararsi al gran finale.

La chiusura della serata è affidata alla title track “Pretty Vicious”, seguita da “In Love with a Camera”, durante la quale Luke si lancia tra il pubblico per cantare insieme ai fan. E come degna conclusione, l’iconica “Could Have Been Me” scatena il pubblico per un’ultima volta.
Dopo i saluti e gli abbracci finali, la band si inchina davanti al pubblico milanese. Lo show è terminato e, varcando l’uscita del Fabrique, lasciamo alle spalle una vera e propria macchina del tempo, che ci ha riportato in un club londinese degli anni ’80. E forse, nel profondo, ci convinciamo che no, il rock non è ancora morto.
Clicca qui per guardare tutte le foto dei The Struts e Barns Courtney in concerto a Milano (o sfoglia la gallery qui sotto)
THE STRUTS: la scaletta di Milano
Primadonna Like Me
Fallin With Me
Body Talks
Too Good at Raising Hell
Dirty Sexy Money
The Ol’ Switcheroo
Can’t Stop Talking
Kiss This
Better Love
Pretty Vicious
In Love with a Camera
Put Your Money On Me
Could Have Been Me
