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Reportage Live

The WEEKND in concerto a Milano: la purificazione post-apocalittica del gladiatore pop

Doppia data sold-out all’Ippodromo Snai La Maura di Milano, dove centosessantamila persone accolgono il cantautore canadese per la prima volta in Italia. Scenografie mastodontiche e scaletta piena di hit sono gli ingredienti di questo After Hours Til Dawn tour.

Articolo di Umberto Scaramozzino | Foto di Roberto Finizio

Quante volte si ricorre alle figure retoriche trite e ritrite del concerto come evasione dalla vita reale, viaggio interstellare verso mondi sconosciuti? Quante volte quelle similitudini si assottigliano fino ad aderire concretamente alla realtà dei fatti? Accade sicuramente con The Weeknd, con il suo tour After Hours Til Dawn.

Il 26 luglio 2023, superare i varchi d’accesso dell’Ippodromo Snai La Maura, a Milano, dà un senso di agitazione mista ad euforia simile a quello che si proverebbe se si stesse abbandonando per la prima volta la propria realtà. La destinazione? Un mondo post-apocalittico – a ben vedere, non distopico – nel quale un cataclisma ha quasi resettato il pianeta Terra. Su questa desolazione danzano ventiquattro vestali, che col candore dei loro abiti bianchi circondano l’imponente statua cyborg progettata da Hajime Sorayama per Echoes of Silence. “Stiamo costruendo una Metropolis cromata per questo tour”, asseriva Abel sui social prima di questa leg, taggando proprio l’artista giapponese.

Abel Makkonen Tesfaye – l’uomo e l’artista dietro al moniker The Weeknd – si presenta sul palco con una maschera cromata da gladiatore. È un omaggio estremamente esplicito alla memoria di MF Doom, stella polare di Abel. Al fondo della lunghissima passerella che divide l’ippodromo c’è invece una Luna, gigante e luminosa, sospesa sopra le teste dei fan. Sia Abel che i ballerini la raggiungono continuamente, per venerarla e interpellarla nei momenti più intimi dello show. Infine c’è il palco vero e proprio, tra i più eclettici visti negli ultimi anni: una New York semi-distrutta, argentata, malinconica ed evocativa. Tutto il set up di questo tour è magnifico, creato in collaborazione con Jason Baeri – vera star del light design – e con il gruppo TAIT, che ha costruito i diciassette edifici in distruzione che compongono l’affascinante skyline decadente che fa da sfondo a questa pop-opera.

All’ultimo Salone Internazionale del Libro di Torino, in occasione di una presentazione di un’antologia di racconti, ho sentito per la prima volta il neologismo “worlding”, ovvero l’atto di plasmare nuovi mondi. Gli speaker hanno realizzato in tempo reale che la traduzione impropriamente letterale potrebbe essere “mondare”, che in realtà nella nostra lingua esiste già e sul dizionario riporta la seguente definizione: “Liberare degli elementi nocivi, impuri o inutilizzabili”. Curioso, perché l’unione dei due significati rispecchia proprio quello che sembra fare The Weeknd con la sua distopia: crea un nuovo mondo, alternativo e predittivo, e lo “monda”, lo purifica. Lo fa col fuoco, che arde simbolicamente le nostre iconiche opere architettoniche. Il Chrysler Building ricostruito sul palco brucia, mentre Abel porta avanti la sua liturgia pop. I fari Proteus Excalibur si muovono veloci, puntando prima verso la platea, poi verso il cielo. Sono impulsi elettromagnetici che giungono fino alle ottantamila spine dorsali del pubblico, creando una coreografia collettiva di rara bellezza.

Attenzione: non è solo intrattenimento scenico. Intanto c’è la band, nascosta tra le rovine della colossale città metallica, e anche se spesso è resa un orpello dai tanti suoni in base, talvolta batteria, chitarra e tastiere riescono a diventare protagoniste della solennità del momento. E poi c’è Abel, che canta divinamente. Possiamo dire che anche dal punto di vista interpretativo The Weeknd è uno dei progetti pop qualitativamente più rilevanti? Possiamo, anzi, forse dobbiamo. Ché a furia di parlare di luci, palchi e scenografie si rischia di dimenticare il motivo per cui la maggior parte delle centosessantamila persone ha comprato i biglietti per le due date di Milano: sentire la sua voce e, insieme a lui, cantare quelle canzoni. E infatti lo fanno, praticamente tutti.
I dieci anni di release discografiche vengono pienamente onorati da una scaletta estremamente inclusiva. Tutti gli album di The Weeknd, dalla raccolta Kiss Land (2013) a Dawn FM (2022), trovano posto nelle due ore di concerto. Sacrifice, Starboy, Save Your Tears, Creepin’ e la distruttrice di record Blinding Lights sono solo alcuni dei momenti topici della serata. La scaletta contiene talmente tante hit da lasciare poco margine per i momenti conviviali. Non ci sono pause. Ogni brano è da cantare con le mani al cielo, mentre i braccialetti consegnati all’ingresso svolgono il loro lavoro coadiuvante.

Ecco, i braccialetti. Sono un dettaglio che a colpo d’occhio fa riflettere sull’unico aspetto negativo della serata. Sul perché non sia possibile fare tutti i concerti negli stadi se ne parla spesso, da tempo, quindi non serve tornare sull’argomento e puntare il dito qua o là. The Weeknd è stato uno dei sacrifici per i quali si è optato per l’Ippodromo Snai La Maura, invece di San Siro. Ma il grosso problema è che l’After Hours Til Dawn ha un sottotitolo, molto preciso: Global Stadium Tour. Stadium, per l’appunto. E non solo perché lo stadio è la venue estiva per eccellenza per chi domina le classifiche di tutto il mondo, ma anche e soprattutto perché l’intero show messo a punto da The Weeknd è stato accuratamente progettato per funzionare nelle cattedrali sportive. Quelle luci emesse dai braccialetti ai nostri polsi dovrebbero essere le stelle di un firmamento che resta l’unico punto in comune tra il nostro e quel mondo, perciò dovrebbero circondare The Weeknd. Dovrebbero essere una sorta di bolla luminosa che avvolge lo show. Invece si disperdono sullo sterminato prato dell’ippodromo. E poi sì, ovviamente c’è il tema della visibilità dal fondo del posto unico che ormai è ricorrente e forse vicino ad una resa dei conti ormai inevitabile.

Se vogliamo pensare all’intrattenimento dal vivo come a una forma d’arte a sé stante, con tutti i suoi dogmi e la sua grammatica di linguaggio, allora possiamo aggiungere un nuovo settore nel quale collocare Abel Tesfaye e chiamarlo artista. E in quanto tale, la sua opera merita rispetto. Vi immaginate vedere un film di Christopher Nolan sullo schermo di uno smartphone? No, certo che no. Al regista verrebbe un coccolone al solo pensiero. Oppure ipotizzate di veder giocare la finale di Champions League in uno campo a baseball. Eh no, non funziona. Quanto meno lo show – per chi ha la fortuna di assistervi da una posizione che permette di goderne – è talmente ricco e potente da vincere su tutto. Se è vero che questi sono gli ultimi capitoli del progetto The Weeknd e che Abel Tesfaye sta tirando le somme per poi valutare la sua prossima incarnazione artistica, allora questo sarebbe un glorioso atto conclusivo. La purificazione di cui il mondo del pop, forse, non sapeva di aver bisogno.

Clicca qui per vedere le foto di The Weeknd in concerto a Milano (o sfoglia la gallery qui sotto)

The Weeknd

THE WEEKND: la scaletta del concerto di Milano

Take My Breath
Sacrifice
How Do I Make You Love Me?
Can’t Feel My Face
Lost in the Fire
Hurricane
The Hills
Kiss Land
Often
Crew Love
Starboy
House of Balloons
Heartless
Low Life
Reminder
Party Monster
Faith
After Hours
Out of Time
I Feel It Coming
Die for You
Is There Someone Else?
I Was Never There
Wicked Games
Call Out My Name
The Morning
Save Your Tears
Less Than Zero
Blinding Lights
Tears in the Rain
Creepin’
Popular
In Your Eyes
Moth to a Flame

1 Comment

1 Comment

  1. Augusto

    28/08/2023 at 12:05

    Buongiorno Umberto.
    Sono Augusto di Monza.
    Ho letto il tuo articolo relativo a The Weeknd.
    Ti faccio i miei complimenti perché condivido in pieno ciò che hai scritto.
    E, in particolare, mi riferisco alle considerazioni in merito alla location per i concerti tenuti a Milano.
    È veramente scandaloso e, secondo me irriverente, non solo per l’artista (e che artista!!!) ma anche per i tantissimi fan, aver scelto l’ippodromo.
    Perché, come invece è successo per tutti i concerti svolti in Europa e non solo, non hanno concesso lo stadio di San Siro, peraltro giusto lì vicino?
    Ho visto su YouTube spettacoli e coreografie di luci strepitose in tutti gli stadi dove The Weeknd si è esibito finora.
    Roba da brividi! Fantascientifico!!!
    Altrettanto, ahimè, non si può dire di Milano.
    Perché noi in Italia dobbiamo sempre collezionare figure di m…. ???
    Ancora grazie per l’ottima recensione.
    Ciao.
    Augusto

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