Articolo di Marzia Picciano | Foto di Andrea Ripamonti
La transumanza è una danza, parafrasando Daniele Silvestri, ma potrebbe tranquillamente essere così, e non scherziamo, è il mood in cui ci ritroviamo alla fine di questo primo giorno di Transumare Fest, alla sua primissima edizione, ieri 22 agosto a Roseto degli Abruzzi (Teramo). Non sapete di cosa si tratta? Male! Potete recuperare qui.
In breve: si è iniziato il festival (perché come dice bene il nostro Andrea Ripamonti, ci sono due palchi, quindi è un festival) della rivalsa del litorale abruzzese, che vuole portare un nuovo concetto di fare un festival (e festa, dopotutto) in una regione che di organizzazioni di questo tipo ne ha viste e ne ha viste troppe andare via. Invece c’è tempo e c’è spazio e soprattutto c’è la materia prima per farlo.
C’è da dire che l’emozione a dettare i primi momenti, quando alle sette l’area festival apre e si dà inizio al tutto. Fa sera prima sul litorale ma la sensazione è sempre quella: vacanza, scioltezza, riviera adriatica sabbiosa e calda. Ora, prendete delle luci che si accendono, Philo, dj e primo effettivo artista – un opening act del festival, al palco La Serra, avvolto in un vivaio di piante (da cui appunto serra). A Philo il compito (non facile) di settare il mood della serata a inizio della stessa, quando cala il sole e insomma il dado è tratto e compagnia cantante. Basteranno panzanelle e arrosticini? Noi potremmo dire no e si. Il no è per quello che ci aspetta.
La prima serata del neo festival di musica alternativa d’Abruzzo è dedicata alla danza, che prende piede con il primo live della programmazione, portando un groove, anzi il groove che caratterizzerà tutto lo spirito della festa del primo giorno di Transumanza. Bruno Belissimo, DJ italo-canadese con una storia tra feelings sci-fi e la voglia di trasferire al resto del mondo la bellezza di ballare in una videoteca anni 80 (esiste, nel caso non ve né siate resi conto, ed è iniziata con la vostra fissazione per Stranger Things ed è proseguita con il vostro guilty pleasure per il vortice di Annalisa). Non mi ricordavo le videoteche così festose! Così si avvia la serata. Bruno suona e balla e così noi. Piacevole sorpresa, la folla, come tutte le ultime folle di festival sentiti davvero, ha voglia di farsi ispirare e segue il nostro Vate del Malocchio nei suoi desiderata (o Desiderio?). E così finisce la prima esibizione sul Main Stage GinGarby. Con una bella cover di Raf. Un Battito Animale appena accennato.
Perché poi si va in (La) Serra e si accenna un altro tipo di battito, quello del campionatore di Whitemary, all’anagrafe Biancamaria Scoccia, aquilana doc recentemente adottata dalla Capitale (soprattutto musicalmente) che segue idealmente Bruno (con cui ha collaborato più volte) nell’entrare in un universo più elettronico e più dark, meno groovy d’antan magari ma si, aprendoci al cd. popolo della notte che si turba tra gin tonic e giochi di sguardi. E prime volte. Tipo, come ha deciso la nostra artista di chiedere al pubblico di “lasciarsi andare” e ascoltare qualcosa di nuovo. Insomma, ci suona quasi tutto il suo nuovo album (non ancora uscito a parte due inediti, tra cui Ditedime). Whitemary è una forza della natura e non nasconde la sua emozione di suonare per la prima volta a Roseto e probabilmente tra le prime volte in Abruzzo. Già, strano? Mica tanto. Ma di questo e tanto altro ne parleremo poi, dato che abbiamo avuto modo di intervistarla. Come al solito, stay tuned.
Arriviamo quindi all’attesissima anima della festa. Quello che è il cuore, ma anche l’headliner anzi gli headliner. Tre anime francesi con un amore non scontato per l’Italia (e pensare che anni fa eravamo noi a cantare in francese). Cosa dire di Dov’è Liana? Ammetto che la prima volta che mi sono stati proposti mi sono detta: “ma cosa…?” E appena dopo: oddio mi piace. Una band di tre ragazzi francesi quasi trentenni lanciati alla ricerca di questa benedetta parlermitana dall’omonimo nome manco fosse una pietra filosofale (o una irraggiungibile tartaruga, chissà poi se esiste ‘sta Liana o è un memento mori della nostra coscienza) ha creato un momento di hype nei dancefloor e negli streaming (underground) di mezza Italia e non solo portando il french touch minimal unito a un tono baritonale che qualcuno suggerisce ricordare quello del Divo Casto (e l’idea mi delizia). E l’ha creato anche ieri sera sul main stage di Transumare Fest. Che Bomba. E che figata vederli a Roseto, da pescarese, l’avrei mai detto? Entrano con i loro fazzoletti (pubblico idem, prontissimo con fazzoletti da signora forniti dall’organizzazione del festival) e subito vogliono cercare la ragazza più bella della città. Ahhh, che vibes estivissime, siamo sulla Riviera? Non finite, non finire mai. Sembrano non finire mai. E chi vuole lasciarli andare? Non ce la facevano neanche dopo l’hit a conclusione Perché Piangi Palermo.
Tutte le donne, facendo l’amore ma anche ieri tutti lo facevamo, metaforicamente ovvio (capito, amici della postale?). Idea strana e balzana. Che i Dov’è Liana interpretino meglio di tanti locali lo spirito della Transumanza, però non quella dei pastori, bensì lo spirito di chi lascia la bella stagione per la malinconia del ritorno di un agognato fresco, dopo la torbida sbronza di un amore estivo? Chiedo. Però questa prima giornata è stata una botta di amore. E anche un po’ di malinconia, che però svanisce subito tra i bassi del maestro della dance Alexander Robotnik (nome d’arte del fiorentino Maurizio Dami), che si porta a casa la notte. Pronti per la seconda. A stasera, Transumare Fest.
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