Articolo di Roberta Ghio | Foto di Marco Arici
Dopo il fortunato tour nei club di tutta Europa per il ventennale de La Favola di Adamo ed Eva, conclusosi in Italia a inizio anno, l’allegra brigata di Max Gazzè e i suoi amici nonché compagni di palco, ritorna on the Road per un Summer Tour 2019 fitto di date. La mongolfiera di Max atterra al Castello di Legnano, per il Rugby Sound Festival, in una serata in cui il caldo non dà tregua e anche le zanzare non sono da meno. Mentre la piana che fa da platea lentamente si popola, inganniamo l’attesa di inizio live accompagnati da un djset con una variegata e azzeccata scelta musicale, che partendo da una selezione di classici italiani, fa un giro nel rock, dalle sue prime fasi fino a quello più duro, con il risultato che si canta e si balla in barba alle temperature. E senza accorgercene, le luci della natura sono nella tonalità del blu e tutto è pronto per l’inizio concerto, annunciato da luci a intermittenza psichedeliche e suoni ipnotici, sul quale entrano uno via l’altro i nostri amici, con Max a chiudere la fila; dopo un inchino di saluto, via con A cuore scalzo. Un accordo. È quello che basta per far cantare dalle prime file sotto palco fino a quelle agli stand gastronomici. Il blu la fa da padrone, sia per le luci in cui siamo immersi, sia per i disegni che scorrono sui pannelli posti sul palco, due laterali e uno circolare centrale costellato di luci, che sono ora battiti di ali di farfalla, ora cuori turgidi e corazzati, ora scarpe rotte e piedi scalzi, a richiamare il testo.
Sul palco, oltre al basso di Max, gli immancabili e sorridenti Cristiano Micalizzi alla batteria, Giorgio Baldi alla chitarra, Clemente Ferrari alle tastiere e sintetizzatori, Max Dedo alla chitarra acustica e trombone, coadiuvato per questo tour da tre nuovi componenti della famiglia: Federica Di Santo al sax, Giancarlo Ciminelli e Lucilla De Montis alla tromba, un arricchimento di musicisti che consentono arrangiamenti per fiati che donano una nuova luce ai brani storici della discografia di Gazzè. Storici come Annina con le intimazioni a caratteri cubitali “Stai zitta!” e I tuoi maledettissimi impegni, in cui il nostro battimani incitato da Gazzè, è ben sorvegliato da occhi femminili che si aggirano sugli schermi, mentre gli incroci e i giochi di luci variano di toni e veniamo avvolti dal rosa intenso, dal verde e dal giallo. Fanno capolino nella setlist brani che colgono di sorpresa anche chi ha molti live all’attivo, come Eclissi di periferia, ed altri che non sono mai stati eseguiti dal vivo prima di questo tour, come Adesso stop – “Grazie Max!” urla a piena voce una ragazza poco lontana da me all’annuncio del brano – e A. Arrangiamenti potenti, corposi, alcuni che danno tinte rock alla versione originale, altri in cui emerge l’elettrico. Ma una componente immancabile nei concerti di Gazzè è la simpatia, fatta di intelligenza, ironia, arte dello sdrammatizzare, il tutto in una spontaneità che rende unico il live che stai vivendo e allo stesso tempo ti coinvolge così tanto da farti sentire sul palco con la band e parte di una grande famiglia. Dall’iniziale esclamazione “Sarò il Re della Wet T-Shirt Competition!” per sdrammatizzare il caldo, alla disquisizione sull’essere amorevole verso le zanzare nonostante gli impulsi omicidi. Ci si diverte con gli scherzi sul palco, come la “partenza a vista” in cui Micalizzi attacca L’uomo più furbo per verificare la prontezza di Max, per non parlare poi dei botta e risposta con il pubblico.
In questo clima di amicizia e grande musica, arriva il momento di Cara Valentina, con il potente e fragoroso intro dei fiati ed immagini di una santa a cavallo di un drago che vola alle spalle della band (che sia un riferimento a Santa Margherita di Antiochia?). Non manca il “momento drammatico”, così definito da Max, ovvero il momento in cui deve lasciare il basso “che ha tasti grandi” per imbracciare la chitarra “che ha tasti piccoli, corde vecchie e poi con questa umidità…”, ma l’esecuzione intima, in assolo, de Il timido ubriaco non ne risente di certo. A questo brano, mantenendo la compostezza, fa seguito La leggenda di Cristalda e Pizzomunno, che spogliata dell’arrangiamento sinfonico, è adattata per solo piano e fiati, senza tuttavia perdere in poesia e magia. Si torna con colori accesi e immagini in stile Magritte per Su un ciliegio esterno e ci avviamo verso il gran finale lasciato a La favola di Adamo ed Eva e Sotto casa, in cui assistiamo all’assolo di tromba di Giancarlo Ciminelli e ad una vera e propria jam session fatta di scambi e duetti. Dopo una breve pausa, eccoli rientrare. Arrivano i fiati, in fila indiana, intenti ad eseguire una sorta di marcia dai toni gravi, cupi, che fa da base a dissertazioni in francese di Max, ma che dopo poco esplode in una ballatissima e cantatissima La vita com’è seguita da Una musica può fare, così vissuta dal pubblico che Max gira direttamente il microfono verso la platea e ci ascolta cantare. Il saluto finale su Posso (senza Carl Brave), sul quale i nostri amici sono tutti schierati a bordo palco, con Clemente Ferrari al basso, Dedo l’ukulele, a creare un soud che sa di mare e ci fa ondeggiare lievi, leggeri, avvolti da un senso di gratitudine reciproca per la serata trascorsa, in un caloroso abbraccio finale.
Mentre stiamo per avviarci all’uscita, ci guardiamo intorno, ci salutiamo tra vicini di live come se ci conoscessimo da sempre, con sguardi felici che cercano acqua, a fantasticare su quale potrebbe essere il prossimo concerto in cui incontrarsi nuovamente. Una musica può fare.
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MAX GAZZE’ – La setlist del concerto di Legnano
A cuore scalzo
Annina
I tuoi maledettissimi impegni
Il solito sesso
Eclissi di periferia
Teresa
Raduni ovali
Vento d’estate
Adesso stop
L’uomo più furbo
L’amore non esiste
A
Cara Valentina
Il timido ubriaco
La leggenda di Cristalda e Pizzomunno
Su un ciliegio esterno
Ti sembra normale
Mentre dormi
La favola di Adamo ed Eva
Sotto casa
La vita com’è
Una musica può fare
Posso