Articolo di Philip Grasselli | Foto di Claudia Mazza
Appena ho letto “Placebo” e “Legnano” nella rassegna dello storico Rugby Sound Festival, mi sono subito detto “un concerto così, a dieci chilometri da dove ho abitato per venticinque anni, non me lo devo perdere”.
Sì, parlo proprio dei Placebo, oramai giunti alla quinta tappa europea del loro “Live in 2024”, dopo una trasferta un po’ fallimentare a San Gallo in Svizzera: non ci sono stati, stavolta, intoppi a livello tecnico e lo show è stato semplice, lineare e proprio alla Placebo.
Il disclaimer ben distribuito all’interno del parco del Castello di Legnano
Dear Placebo fans,
we would like to kindly ask you NOT to spend the concert filming with your mobile phones.
It makes Placebo’s performance so much more difficult.
More difficult to connect with you and to communicate effectively the emotions of the songs.
It is also disrespectful to your fellow concert-goers who want to watch the show, not the back of your phone.
Please be here and now in the present and enjoy the moment. Because this exact moment will never ever happen again.
Our purpose is to create communion and transcendence.
Please help us on our mission.
With respect and love.
Peace.
Il disclaimer nei confronti di chi filma interi concerti con il cellulare
La prima cosa che colpisce all’ingresso è proprio il disclaimer nei confronti di questa piaga di filmare letteralmente la qualunque – per poi riguardare che cosa, boh – da parte dei membri dei Placebo, con la foto proprio di Brian Molko e Stefan Olsdal. Un messaggio importante, che ha abbastanza funzionato, e che mi ricorda il concerto di Cosmo all’Alcatraz, quando ad ogni telefono che entrava veniva apposto un bollino sulle fotocamere posteriori.
Peaks!: quando l’Italia è camuffata con l’italiano
Opening act della serata sono i Peaks!, che suonano davvero internazionale, ma vengono da Vercelli: il duo è composto da Luca Del Fiore e Lorenzo Mazzucchi. Ci propongono un melting pot di tracce tratte dal loro repertorio ricco di EP, nato durante il periodo pandemico e con risultati che, insomma, si vedono: un alternative rock, con quei suoni elettronici, talvolta alla Bring Me the Horizon, talvolta alla Muse, o ancora alla YUNGBLUD. Promossi!
PLACEBO: poche parole per un’oretta di concerto
Alle 21:15 si spengono le luci del Rugby Sound e, con “Taste in Men”, l’intera band va a riempire i posti del palco in maniera ordinata, con l’ingresso finale di Brian Molko, un uomo di poche parole, ma di grande carisma sul palco, specialmente con la chitarra in mano.

We are Placebo and we are a European band!
Brian Molko, eloquente e semplice, prima di “Happy Birthday”
I brani scorrono come un enorme flusso di coscienza, da quelli più nuovi, tratti da “Never Let Me Go” del 2022, il primo da duo come li conosciamo oggi – dopo la dipartita del batterista Steve Forrest – ai più grandi classici di fine anni ’90 e inizio ’00: sempre con un denominatore comune, ovvero il senso di trasgressione.
Before our innocence was lost
You were always one of those
Blessed with lucky sevens
And the voice that made me cry
Placebo – Song to Say Goodbye (2006)
Non sono mancati anche riferimenti espliciti alla politica, con la scritta enorme “Fuck the government” in “Soulmates” (non le mandano a dire, infatti…), per esempio. Ho per un attimo sognato ad occhi aperti il momento in cui Brian Molko andava a spaccare tutto il palco con la sua chitarra come al Festival di Sanremo 2001, mentre suonava “Special K”, ma poi, effettivamente… come sarebbe andata avanti la cosa?
Song to Say Goodbye
Scherzi a parte, il momento più catartico è ovviamente quello relativo a “Song to Say Goodbye”, con molta gente in lacrime: anche qui scorrono tanti ricordi, soprattutto quando mi interrogavo, alle superiori, sul significato del video quando scorreva su MTV. Una canzone struggente sulla dipendenza da eroina e come vada ad influenzare sul rapporto con le persone circostanti: questa situazione infatti, nel video, viene rappresentata con lo stravolgimento del ruolo padre-figlio.
La chiusura
Con “The Bitter End” e qualche mosh finale, ci avviamo verso la chiusura con “Nancy Boy”: non potevano non chiudere la scaletta con il ritorno alle origini, col suono graffiante degli ultimi anni del grunge e dei primi del post-grunge. Infine, la cover di Kate Bush, “Running Up That Hill”, uscita nell’album “Covers” nel 2003, e sempre riproposta a fine concerto.

Insomma, è stato un concerto oggettivamente molto breve, di circa settanta minuti, intensi, freschi e dove finalmente domina la musica e il palco e non i cellulari per ogni singolo brano. Peccato solo il distacco con il pubblico presente, che, ciononostante, non ha mai smesso di cantare.
Clicca qui per vedere le foto dei Placebo al Rugby Sound di Legnano (MI) (o scorri la gallery qui sotto).
PEAKS! – La scaletta del concerto al Rugby Sound Festival di Legnano (MI)
Black Guns/White Drugs
Heatwaves
Leeches
Blackout
Dead
Bitebybite
Morphine
When the Lights Fade Out
PLACEBO – La scaletta del concerto al Rugby Sound Festival di Legnano (MI)
Taste in Men
Beautiful James
Scene of the Crime
Happy Birthday in the Sky
Bionic
Surrounded by Spies
Soulmates
Every You Every Me
Sad White Reggae
Try Better Next Time
Too Many Friends
Went Missing
For What It’s Worth
Slave to the Wage
Song to Say Goodbye
The Bitter End
Nancy Boy
Encore:
Infra-red
Running Up That Hill (A Deal With God)
