Foto, Reportage e Scaletta del concerto al Rugby Sound Festival
Articolo di Chiara Amendola | Foto di Sonia Santagostino
Gli Skunk Anansie a Legnano fanno un po’ il Volo a una festa di Paese del Santo Patrono.
Mi spiego meglio. Quando a suonare è una band che ha segnato la tua adolescenza, illuminandoti su argomenti tabù come masturbazione, ménage a trois, omosessualità e pedofilia, ti aspetti come minimo uno stadio, ma mi rendo conto che i miei sono preconcetti. Avevo in effetti già notato il potenziale del Rugby Sound Festival durante il live di Gazzelle, ma parliamo comunque di fenomeni “locali” e più gestibili, c’è sempre dello stupore quando la Line up di un festival non proprio enorme, riesca ad includere qualcuno che per te è sempre stato “irraggiungibile”. E non esagero. Il parterre è triplicato rispetto alla mia precedente esperienza e nonostante ciò tutto funziona alla perfezione: no file, no caldo afoso e una saggia lotta alle zanzare attraverso lo sponsor più azzeccato che si potesse scegliere per un evento del genere.
Il concerto si apre con “Charlie big potato”, accompagnata da un lungo intro che fa svenare la folla. La voce inconfondibile di Skin fa da colonna sonora a un tramonto a tinte forti che sa di nostalgia. Tutti intorno a me hanno più o meno la mia età e sono certa che le emozioni, per quanto soggettive, siano concentrate sul momento esatto della nostra vita in cui abbiamo ascoltato per la prima volta questo brano su MTV. Segue “Because of you”, scelta inaspettata ma accolta così bene che la terra sotto ai miei piedi trema.
Skin vista da qui non è per niente cambiata da quando avevo le sue foto nel mio diario: la sua bocca è enorme, il suo look perfetto, senza sbavature, la sua voce coì graffiante da farti venire la pelle d’oca, solo che adesso ha 52 anni e il tempo sembra essersi fermato a quando scandalizzò il mondo rivelando la sua bisessualità.
Su “I can dream” si lancia dal palcoscenico scatenando la prima fila, pronta a immortalarla con i cellulari, “Grazie Legnano” urla in quell’italiano che ci faceva tanto ridere quando era giudice a X Factor, parte “You’ll follow me down” in un’inedita versione chitarra e voce, così struggente che quasi ti prende a schiaffi.
Skin si lascia andare a qualche pensiero sul nostro Paese, quanto basta per ricordarci la fama di cui godiamo anche all’estero “In Italia questo non è un grande momento storico, soprattutto per gli immigranti, io vi capisco perché sono anche io una immigrant”. Per un attimo temo che le stacchino l’audio, ma ricordo che siamo in provincia e magari le notizie tardano ad arrivare.
“Hedonism”mi fa quasi perdere il respiro dall’emozione, è incredibile constatare come, dopo 25 anni una canzone riesca ancora a farti star male per l’intensità delle parole, la dolcezza dell’intro che ti devasta, è una performance che ti entra nelle viscere.
Per l’encore Skin sceglie una giacca di piume e spuntoni, ma nulla riesce a distogliere il pubblico dalla performance, lei potrebbe cantare nuda e nessuno si sconvolgerebbe perché ciò che è capace di fare sul palco con la sua voce trascende ogni forma di distrazione.
Arriva “Secretly”, credo uno dei pezzi più toccanti del repertorio della band. Skin volge il microfono al pubblico ma cantare questa canzone, plasmata su di lei, è pressappoco impossibile, sembra sussurrata in un momento di sofferenza soffocato dal pianto, e raggiungere certi acuti è umanamente impraticabile. Ascoltarla dal vivo è pazzesco.
Ho sempre pensato che esistono canzoni che diventano infinito, questa sera ne ho incontrate alcune, mi sono rientrate nel cuore e mi hanno fatto male. Eppure è stato bellissimo.
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SKUNK ANANSIE – La scaletta del concerto di Legnano
Charlie big potato
Because of you
All in the Name of Pity
I Can dream
You’ll follow me down
My ugly boy
Twisted
Weak
Cheap Honesty
Love Someone Else
I believe in you
God Loves only you
Hedonism
This means war
Intellectualise my blackness
Yes it’s fucking Political
The skank Heads
Encore
What do you do for love
Secretley
Little baby Swastikka