Articolo di Antonio Belmonte | Foto di Bernardo Balunganti
Dopo le location mozzafiato dello scorso tour estivo (Porto Antico di Genova, Abbazia di San Galgano, Alpi Friulane, Anfiteatro del Vittoriale) Yann Tiersen si riappropria di una dimensione più ordinariamente urbana per la mappatura del suo nuovo tour invernale. Quella stessa dimensione urbana che nel suo ultimo album – ALL – ripudia fermamente (“Le città rappresentano l’inferno” dichiarava candidamente in occasione della presentazione del disco) nell’auspicio di un ritorno salvifico alla natura, da parte di tutti.
E sono proprio le composizioni “ambientaliste” del suo ultimo lavoro a monopolizzare quasi tutta la prima parte del concerto tenutosi al Teatro Manzoni di Bologna: col supporto della moglie Emilie (alla voce e percussioni) e di altri due giovani musicisti (ai sintetizzatori) l’artista francese alimenta un continuo flusso melodico dalle marcate suggestioni paesaggistiche (in verità lo spettro dei Sigur Ròs sembra aleggiare sul palco in più di un’occasione) visivamente fortificato da riprese naturalistiche catturate sull’isola bretone di Eusa e proiettate sullo sfondo. A celebrare la semplicità della vita rurale e la smisurata bellezza del Creato un rosario di brani dall’alto potenziale immaginifico come Koad, Erc’h, Pell, Heol, Prad, Beure Kentan che dirottano – come per magia – la brezza salmastrosa di Bretagna direttamente nel cuore del capoluogo emiliano, attraverso una sinergia trasognante di pianoforte, violino, campane tubolari, clavicembalo, sintetizzatori e field recording, a loro modo interpreti sui generis del linguaggio sbalorditivo della natura, persino nelle sue più insidiose trasfigurazioni (Aon).
È soltanto nella seconda parte del concerto che si riaffaccia prepotentemente il passato con l’esecuzione di brani più datati come Rue des Cascades (in una coinvolgente versione dove il buon Yann Tiersen suona al contempo piano e fisarmonica e dove l’intesa con i musicisti raggiunge il suo climax), La Jetée, Le Vieux En Veut Encore, Kala – tra gli altri – sfiorando appena i trascorsi cinematografici con i fugaci riferimenti alle colonne sonore de Il Favoloso Mondo di Amélie (La Dispute e una Comptine D’un Autre Été declinata su clavicembalo) e Tabarly (Naval).
Ormai definitivamente al bando, invece, causa temporanea avversione per chitarre e batteria, le turbolenze psichedeliche di un tempo (quelle del tour di Dust Lane per intenderci) qui praticamente soppiantate da alcune sferzate virulente di violino (Sur Le Fil, 7 PM) e da bagliori impattanti di dream-folk evocativo (Grønjørð, Chapter 19).
Più che un concerto, alla fine, un viaggio contemplativo di perlacea bellezza, che, per due ore, ha riversato corroborante malinconia su un pubblico sempre attento e composto, il quale, soltanto dopo l’ultima nota de La Valse Des Monstres, trova l’ardire di alzarsi in piedi per abbandonarsi a un liberatorio applauso finale.
YANN TIERSEN – scaletta del concerto di Bologna
Porz Goret
Naval
La Dispute
Tempelhof
Koad
Erc’h
Usual Road
Pell
Bloavezou
Heol
Gwennilied
Aon
Prad
Beure Kentan
Tempelhof 2
Introduzione Mvt Violino
Introduzione Mvt Clavicembalo
Comptine D’un Autre Été
Le Compteur
Rue Des Cascades
Gronjord
7 PM
Sur Le Fil
La Jetée
Le Vieux En Veut Encore
Kala
Chapter 19
La Valse Des Monstres
